mercoledì 20 novembre 2013

LA NOVITA' EVANGELICA DI PAPA FRANCESCO di Raniero La Valle

Il comando di Dio non precipita sull’uomo dall’alto, perché “Dio è nella vita di ogni persona”, secondo quella che è la “certezza dogmatica” di papa Bergoglio, che il Concilio corrobora dicendo che entrando con Cristo nella storia “Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo”.
Una Corte ha bisogno di un re. Se il papa non fa il re, la Corte pontificia rischia l’estinzione, e dunque è costretta a combattere per se stessa. Ma non è solo la Corte: ci sono settori della Chiesa e anche del mondo secolare che erano convinti che il Concilio fosse ormai neutralizzato dopo quarant’anni di glaciazione, e sono ora allarmatissimi per l’arrivo di un papa che secondo loro – ed è un’accusa – rassomiglia al cardinale Martini, gesuita come lui. Così, mentre cresce in modo straordinario il consenso intorno a papa Francesco, è partita all’offensiva contro l’inquilino di Santa Marta.
Lefebvriani, atei-devoti, sanfedisti, anticonciliari, leghisti hanno aperto le ostilità. Il sito di Sandro Magister e dell’Espressonline ha dato spazio alle critiche. “Il Foglio” ha fatto dire a due giornalisti provenienti da Radio Maria perché “questo papa non ci piace”, ed ha accusato Francesco di eterodossia, modernismo, infedeltà alla Chiesa e adulterio con il mondo.
Intollerabile sembra a Giuliano Ferrara che Bergoglio abbia visto nella Chiesa un“ospedale da campo della misericordia al posto dell’esercito angelico di Wojtyla e della cattedra razionale di Ratzinger”. Più raffinato l’attacco del prof. Pietro de Marco di Firenze, che ha in mano tutti gli strumenti del mestiere avendone appreso le tecniche, ma non lo spirito, alla cosiddetta“scuola di Bologna” di Dossetti ed Alberigo.
Le contestazioni sono molto pesanti e proprio così aiutano a comprendere la novità evangelica del pontificato di Francesco. Si prenda ad esempio la grande controversia che è stata aperta sul richiamo di papa Francesco alla libertà.
“La questione per chi non crede in Dio sta nell’obbedire alla propria coscienza”, aveva scritto il papa a Scalfari. E qui l’accusa è di soggettivismo: perché se ciascuno deve fare ciò che la sua coscienza gli detta come bene, e combattere ciò che gli addita come male, verrebbe meno il bene inteso come valore oggettivo, ci sarebbe una sorta di immunità e ingiudicabilità della coscienza, la Chiesa perderebbe il suo mestiere di guida e controllo delle anime, non ci sarebbe più né grazia né peccato, e non resterebbe altro che una ”lotta di tutti contro tutti, una lotta strenua, perché compiuta per il bene e non per l’utile o altro contingente”. Secondo De Marco è per questo che le visioni particolari “devono essere regolate da un sovrano”, cioè da un’autorità esterna, che siano le leggi umane o la legge di Cristo, la quale “non ha alcuna sfumatura concessiva in termini individualistici”.
Qui però viene introdotto un conflitto tra eteronomia e autonomia che l’evento cristiano ha annullato inchiodandolo alla croce di Gesù. Quando papa Ratzinger ha detto che nella riconciliazione con l’età moderna, che è stata la vera “discontinuità” del Concilio, la Chiesa ha rivendicato la libertà non prendendola in prestito dall’illuminismo, ma attingendola dal suo “patrimonio più profondo”, diceva appunto questa verità fondamentale della fede: l’uomo è libero non perché si sottrae a un’autorità che gli si imponga dal di fuori, ma perché la libertà è l’immagine di Dio che Dio stesso ha impresso dentro di lui.
Il comando di Dio non precipita sull’uomo dall’alto, perché “Dio è nella vita di ogni persona”, secondo quella che è la “certezza dogmatica” di papa Bergoglio, che il Concilio corrobora dicendo che entrando con Cristo nella storia  “Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo”. Perciò la libertà di coscienza, la libertà dell’atto di fede, e le libertà anche civili e politiche che ne derivano, sono radicate nella dignità stessa dell’uomo, come ha affermato nella “Pacem in terris” papa Giovanni staccandosi dal magistero pontificio dell’Ottocento; ed è così che il tema della libertà religiosa e della libertà umana tout court giunse alla riformulazione della dottrina quale si trova in quel documento del Concilio che non a caso si intitola “Dignitatis humanae”.
In quella dichiarazione sulla libertà religiosa il Concilio Vaticano II dice che l’uomo è “tenuto ad obbedire soltanto alla propria coscienza”, e ciò viene ripreso dall’insegnamento degli Apostoli ”istruiti dalla parola e dall’esempio di Cristo” . E questo primato ed autorità della coscienza deriva dal fatto che “l’uomo coglie e riconosce gli imperativi della legge divina attraverso la sua coscienza” che, come dice la Gaudium et Spes “è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità”; ed è Dio stesso che si fida della coscienza e si fida della libertà se, come aggiunge la Costituzione pastorale citando il Siracide, «Dio volle lasciare l’uomo “in mano al suo consiglio”».
Di molti altri gesti e parole rimproverati a papa Francesco si potrebbe richiamare l’origine nel Vangelo, nella grande tradizione e nel Concilio: segno che la posta in gioco con questo pontificato è la ripresa dell’attuazione del Concilio o il protrarsi della sua rimozione e, ancora dipiù, è l’alternativa tra legge e Vangelo, da cui dipende il senso stesso del papato e della Chiesa.

ODIO GLI INDIFFERENTI ! Antonio Gramsci, 11 febbraio 1917

“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere
partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e
partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è
vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza
opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma
opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che
sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti;
è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede,
il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli
uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi
che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere
uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra
l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da
alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la
massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra
sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno
naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha
voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano
pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto
anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è
successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti.
Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone
quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere
inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura
che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che
succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa
nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono
partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti!

martedì 12 novembre 2013

PAURA E SUDDITANZA


Il ventennio berlusconiano ci ha lasciato in eredità non solo la devastazione dei valori politici e morali ma anche una generalizzata condizione di sudditanza rispetto a chi esercita il potere "da padrone delle ferriere"! Incarichi e nomine nei posti nevralgici del potere sono stati distribuiti a chi dimostrava la propria fedeltà al padrone e a chi aveva dato prova del più bieco servilismo! Un sistema di potere e una rete inestricabile di affari che hanno contaminato anche il partito democratico non solo nei gruppi dirigenti a livello nazionale ma anche nelle strutture di base del partito denominate "circoli", probabilmente perchè le intese affaristiche dovevano .....circolare nel gruppetto degli amici degli amici in stretta connessione con il notabile di turno! La Politica è stata massacrata proprio dove doveva celebrare il suo trionfo cioè nei circoli nel momento dei vari congressi in cui le varie mozioni sono diventate carta straccia, sacrificate alla conta di iscritti inesistenti e di delegati-sudditi dei vari Kapo, impegnati a prendere possesso delle varie poltrone a cominciare dalle segreterie e dei vari direttivi di circolo. Sia a destra che a sinistra aleggia quà e là  la paura del suddito, che non riesce a rialzare la schiena in quanto schiacciato da chi, senza alcun pudore, utilizza il potere economico personale per comprare e per corrompere e da chi, in ragione del proprio ruolo, mette in atto il sistema del voto di scambio! Sudditanza e paura investono soprattutto i giovani ,che non avendo nemmeno una personale autonomia economica, si guardano bene dal contrastare il notabile o il faccendiere di turno! Chi pone il problema di una cittadinanza irrispettosa del potere o di un risveglio culturale e politico in questo momento storico rischia di fare la figura del don Chisciotte ! Chi critica o dissente è spesso considerato "voce fuori dal coro" , un folle che non sa quel che dice. Don Sturzo a chi aveva paura si rivolgeva con il suo motto "siate liberi e forti".......è un messaggio che va indirizzato a tutti indistintamente.....alle varie associazioni anch'esse attanagliate dalla paura, sia quelle laiche che quelle religiose, ai giovani che si sentono umiliati, a chi in ragione del proprio ruolo potrebbe operare per una società più libera e più democratica. Si tratta di non lasciare solo chi opera per il cambiamento e soprattutto di acquisire la consapevolezza che tutti insieme è possibile far crollare il potere degli analfabeti politici e degli affaristi !!!

venerdì 8 novembre 2013

ULIVI.....ULIVO......PD E BATTERIO-KILLER !!!

7 novembre 2013 alle ore 15.21
E' accaduto come ai nostri poveri ulivi (incredibile la simbologia!)...un batterio killer  ha contagiato irrimediabilmente anche il PD nel momento della sua fondazione! Nel caso degli ulivi forse si brancola ancora nel buio e non si sa ancora come debellare il batterio, nel caso del PD il batterio non solo si è evidenziato nella sua drammaticità nell'atto di nascita ma in tanti sono riusciti anche a dargli un nome......P come Potere e  A come Affari !!! Il PD non nasce dalla base.....nasce dall'incontro di due gruppi dirigenti...Margherita e DS....che apparentemente parlano di partito plurale e progressista...in realtà si concentrano tutti sulla spartizione delle poltrone attraverso Consorterie chiamate Correnti...non di pensiero....correnti intese come conti correnti!!! Questi dirigenti hanno lasciato il segno dal vertice fino a toccare la base del Partito Democratico, contaminando anche quella parte sana del partito....presente nei vari circoli in tutto il Paese! Si è affermata sempre più l'idea che il partito o il sindacato è solo il trampolino di lancio per i traguardi più ambiziosi o nei Consigli d'Amministrazione o per qualche poltrona nei vari Consigli Comunali, Provinciali, Regionali, riscaldata per qualche anno, in attesa del gran salto in Parlamento!!! Certo.....si dirà che non si può fare di ogni erba un fascio ma è innegabile che, se oggi il Partito è un ammasso di rovine,ciò è dovuto al fatto che dappertutto clientelismo, arrivismo, familismo hanno fatto terra bruciata dei valori fondamentali di una politica con la P maiuscola! I segretari a livello nazionale sono stati fatti fuori dai notabili del partito in rapida successione.......nei circoli i vari segretari, anche quelli regolarmente eletti, si sono subito asserviti ai potentati locali...spesso controllori non solo del partito ma anche gestori diretti a livello amministrativo! Una rete di poteri che, nel tempo, si sono intrecciati tanto da risultare inestricabili ........con uno spettacolo desolante di circoli usati alla bisogna, con congressi-farsa gestiti dai signori delle tessere, con rapporti sempre più stretti tra le correnti del partito e i poteri finanziari!!! No.....se questo è stato il percorso tracciato dai notabili.....a tutti i livelli......oggi non possiamo meravigliarci nè dei 101 impallinatori di Prodi nè di aver portato questo partito all'alleanza...terrificante con chi ha portato il Paese alla rovina!!!  Rimane...dopo questa devastazione di idee e di valori, forse ancora una minoranza a cui spetta il compito non solo di celebrare la fine ingloriosa di un PD mai nato ma anche di cercare nuove vie,non solo per salvare il patrimonio culturale della Sinistra, ma anche per combattere e isolare il sistema melmoso dell'affarismo e dell'antipolitica !!!