giovedì 31 luglio 2014

I muscoli del capitano Francesco De Gregori by GM

I muscoli del capitano De Gregori

giovedì 24 luglio 2014

COME SI SALVA LA DEMOCRAZIA. Saggio di Enzo Parato

COME SI SALVA LA DEMOCRAZIA Dall’ agonia del sistema democratico alla cittadinanza attiva e a nuove forme di politica partecipativa C’È BISOGNO DI UNA POLITICA NUOVA 1 di 72 ENZO PARATO. Nato a Torre Santa Susanna (Brindisi) il 9-12-1947, residente a Salice Salentino. Docente di Lingua Italiana e Lingua Latina nei Licei. Studioso attento ai problemi della democrazia e della politica partecipativa in Italia e in particolare nel Sud del Paese, ha svolto attività politica e attività sindacale negli anni ’80 e negli anni ’90, ha insegnato Italiano e Latino nel Liceo Scientifico “Banzi-Bazoli” di Lecce, ha fatto parte del Direttivo Provinciale della CGIL Scuola di Lecce, è stato componente della Segreteria del Circolo DS “S. Innocente” di Salice Salentino nonché delegato dell’Assemblea provinciale del PD di Lecce. E’ stato tra i promotori di un Sindacalismo autonomo della Scuola negli anni ’80 per una proposta di riaffermazione del ruolo del docente nella Società italiana e della Centralità della Scuola. 2 di 72 Email: vincenzo.parato@libero.it 3 di 72 QUADRO DI SINTESI Dalla nascita dei partiti politici all’analisi della crisi della struttura-partito in Italia, per la quale l’Autore indica alcune soluzioni che vanno dalla Cittadinanza attiva alla riconquista della piazza e dell’anima della parola come terapie di un sistema democratico malato. L’Autore cerca di approfondire il significato di formazione e di responsabilità politica, con le quali si può combattere, soprattutto al Sud, l’individualismo, la paura e la sudditanza alla “mafiosità”. Infine sono indicate alcune proposte concrete di corretta azione amministrativa con i cittadini per far nascere la “buona” Comunità ossia quella che sa recuperare un’identità collettiva solidale e cooperativistica. 4 di 72 Indice di lettura C’E’ BISOGNO DI UNA POLITICA NUOVA ............................................ 6 L’AFFANNO AL CAPEZZALE DI UN CADAVERE! ................................... 8 LA STORIA GLORIOSA DEL PARTITO. ................................................. 10 IL PARTITO E LA MANCATA RICOSTRUZIONE DELLA SOCIETÀ. ......... 12 QUANDO IL DEPUTATO ERA "SERVITORE" DELLA VOLONTÀ POPOLARE! ....................................................................................... 14 IL PARTITO OGGI? MASSACRATO DALL'AFFARISMO! ....................... 16 IL PARTITO OGGI? DIVORATO DAL TRIBALISMO POLITICO! ............. 18 UN ESEMPIO DI PARTITO AMBIZIOSO MAI NATO !!! ....................... 21 I CATTOLICI E LA POLITICA? FORSE...OCCORRE PRIMA RECUPERARE CRISTO! ............................................................................................. 23 L’UTOPIA DELLA DEMOCRAZIA E DELLA CITTADINANZA ATTIVA! .... 27 RIPRENDIAMOCI “L’ANIMA” DELLA PAROLA!!! ................................ 29 QUESTIONE MORALE NON E' SOLO CORRUZIONE! .......................... 31 TRA SUSSULTI E SILENZI .................................................................... 33 LIBERI PENSIERI IN UNA FRESCA NOTTE D'ESTATE. LA CONVERSIONE MORALE! ........................................................................................... 35 MA COSA VUOL DIRE FORMAZIONE? ............................................... 38 L'INTRECCIO INESTRICABILE TRA RESPONSABILITA' POLITICA E RESPONSABILITA' PENALE! ............................................................... 40 MA A COSA SERVE UN CORSO DI FORMAZIONE POLITICA? ............. 43 5 di 72 IL TRIONFO DELL'INDIVIDUALISMO NELLE COMUNITA' SMARRITE DEL SUD!!! ........................................................................................ 46 L'AGORÀ DOVE SI ESALTA LA DIGNITA' DELLA PAROLA !!! .............. 49 PAURA E SUDDITANZA. ..................................................................... 51 LE VICENDE POLITICHE E IL DIALOGO IMPOSSIBILE! ........................ 54 MA COSA SIGNIFICA AMMINISTRARE CON I CITTADINI? ................. 57 FINITA LA FESTA. GABBATO LO SANTO! ........................................... 63 MA QUAL E' LA "BUONA" COMUNITA'? ........................................... 66 Per concludere. ................................................................................. 69 COMUNITÀ E SENSO DELLA RELAZIONE. .......................................... 69 F O N T I ............................................................................................ 72 C’E’ BISOGNO DI UNA POLITICA NUOVA C’è bisogno di una politica nuova, partecipativa, in grado di raccogliere e rilanciare le esigenze, i beni di cui la gente ha sete. C’è bisogno di una politica che riparta dai bisogni e, quindi, dagli ultimi. Non la politica dei due terzi, dei ceti medi, non la politica che soccorre e favorisce le fasce che producono consenso e potere, quanto quelli che abitano le ultime carrozze del treno sociale, civile e politico. Don Tonino Bello L’AFFANNO AL CAPEZZALE DI UN CADAVERE! A proposito della crisi dei partiti in Italia, qualche esperto parla di crisi temporanea, di rifondazione dei partiti come se l'oggetto del contendere fosse qualcosa di palpabile, di concreto! In realtà si vuole analizzare qualcosa che non c'è, che non c'è più dal 1992, quando all'orizzonte spuntò qualcuno che doveva salvare il Paese! Oggi i partiti non ci sono più! E mi sembra difficile far risorgere un cadavere. Su quel cadavere sono passati tutti quelli che oggi si affannano al capezzale, dirigenti e notabili che in questi anni di berlusconismo hanno consegnato i circoli di destra e di sinistra a personaggi a dir poco discutibili, che hanno letteralmente massacrato il confronto democratico in tutte le sedi, facendone praterie per le loro scorrerie affaristiche. Non si può far resuscitare un cadavere che, ormai, dopo un ventennio, puzza! Che fare? Forse il vuoto sarà colmato dai movimenti, Grillo compreso, ma, nel frattempo, bisogna pensare a qualcos'altro. Probabilmente i movimenti degli ultimi Referendum sapranno creare gli spazi per la democrazia "umiliata" nel nostro Paese, forse indicando anche un percorso, che conduca a nuove strutture ma soprattutto all'affermazione delle competenze dei giovani, delle donne e di tutti coloro che sono stati tenuti fuori dalla Politica! 10 di 72 LA STORIA GLORIOSA DEL PARTITO. La storia del partito politico è una giovane storia. Nella scienza politica moderna lo studio tecnico del partito politico si restringe a quel tipico organismo, che nasce e si sviluppa nell'arco del 1900. I partiti politici, in realtà, sono sempre esistiti e infatti li ritroviamo ad Atene, a Roma o nel Medioevo. Tuttavia il partito politico, nella sua forma tipica, nasce soltanto in un determinato momento dell'evoluzione storica del sistema delle Assemblee rappresentative. Precisamente, quando avviene l'instaurazione di un governo, non più come un'autorità precostituita dalla legge divina, ma come un'autorità laicamente condizionata e formata dagli stessi governanti, autorità che si costituisce "per volontà della Nazione" e non più "per volontà di Dio". Qualcuno ha voluto far risalire l'origine dei partiti politici alla Rivoluzione francese e alla nascita dei Clubs, e, in parte, ciò è vero! Ma è anche evidente che soltanto con la formazione dei grandi partiti socialisti europei il partito, per antonomasia, assume tre caratteristiche fondamentali e cioè...un programma omogeneo, un'organizzazione diffusa e stabile, un funzionamento continuativo. E solo con i partiti socialisti abbiamo la richiesta programmatica del suffragio universale e l'inserimento delle masse popolari nella lotta politica come arena delle rivendicazioni di trasformazione sociale. 12 di 72 IL PARTITO E LA MANCATA RICOSTRUZIONE DELLA SOCIETÀ. La moltiplicazione dei partiti in aree diverse conduce al partito politico come istituto universale. Ma i partiti si muovono in realtà in una contraddizione : piuttosto che nascere per proporre una ricostruzione organica della società e una subordinazione dello Stato alla società, nascono, invece ,proprio per contrastare questa tendenza, costituendosi, non come una sintesi politico-sociale che propugna un nuovo modello di convivenza, ma come associazione di mera opinione, il cui inserimento sociale è diretto a combattere proprio le istanze specifiche da cui il partito nasce nell'epoca moderna. E così, nei casi dei partiti della destra autoritaria, il partito, addirittura, si presenta in polemica con la politica fondata sui partiti, in polemica con il suffragio universale, persino con l'elettività del Parlamento! Di conseguenza, tra schieramento politico e schieramento sociale, si determina un notevole "giuoco" in cui ogni partito può inserirsi, soprattutto quando la Costituzione avrà assorbito e istituzionalizzato il suffragio universale e le libertà politiche. La sfasatura tra consenso e interesse si manifesta nell'articolazione essenziale dei partiti, che vanno dal "partito di classe" ai partiti "liberaldemocratici" (di opinione), ai partiti autoritari (antidemocratici) : in tutti questi partiti la distinzione si rileva a seconda di una connessione programmatica esplicita tra economia e politica oppure quando la politica si sovrappone o si antepone alla democrazia sociale oppure ancora è la politica ad essere sostanzialmente respinta e negata in nome della democrazia sociale. Vi sono, poi, i partiti confessionali che si affermano nei Paesi in cui è forte l'incidenza del Cattolicesimo e dell'Islamismo, risultano invece marginali dove si affermano il laicismo o il Cristianesimo protestante ossia dove è stata annullata ogni incidenza diretta della religione nella struttura dello Stato laico. 14 di 72 QUANDO IL DEPUTATO ERA "SERVITORE" DELLA VOLONTÀ POPOLARE! La formazione e la diffusione del partito politico si collega con un profondo squilibrio dello Stato rappresentativo, causato da un fattore squisitamente sociale: una vasta sezione della società civile, ossia i lavoratori, provoca, per reazione, una tendenziale aggregazione generale. All'astratto razionalismo della politica pura, il partito dei lavoratori contrappone il tentativo di costruire una politica socialmente qualificata ossia una politica basata sul reale consenso di tutti, in quanto portatori di specifici interessi sociali .E quindi non è un caso che i grandi partiti operai nascono con due rivendicazioni fondamentali: la riforma politica cioè il suffragio universale e totale eguagliamento di tutti e la riforma sociale ossia la socializzazione dei mezzi di produzione. Alla coniugazione proprietà-ragione-democrazia rappresentativa subentra la coniugazione lavoro-consenso-democrazia governante (autogoverno). E pertanto la designazione del deputato diventa automaticamente una scelta programmatica, vale a dire che il deputato diviene sempre più un portavoce, un "servitore" della volontà popolare, con un mandato che assume una netta colorazione imperativa. Ne consegue il primato dei corpi rappresentativi nei quali si deposita una volontà popolare, di cui i deputati sono i passaparola. Il dato più evidente è che il consenso popolare diviene sempre più un termine di riferimento della politica e, col diffondersi del suffragio, la condicio sine qua non della politica. La moltiplicazione dei partiti in aree diverse da quelle in cui originariamente nascono è il riflesso più lampante di questo processo. 16 di 72 IL PARTITO OGGI? MASSACRATO DALL'AFFARISMO! E' innegabile! Oggi i partiti nel nostro Paese sono praticamente scomparsi come luoghi del dibattito democratico e come luoghi delle proposte per i bisogni della società. Siamo anche vicini ad una crisi dell'associazionismo, che in questi anni ha supplito alle carenze e alle assenze della politica. Che questa crisi sarà piuttosto lunga è evidenziato dal fatto che, anche nei periodi dei governi tecnici, i partiti non hanno avuto nessuna voglia di svegliarsi per poter riprendere il proprio ruolo e dare ossigeno alla democrazia. Tuttavia i partiti come strutture fisiche sono sempre visibili, esistono persino come partiti "fantasma" (vedi il caso della "Margherita" e lo scandalo "Lusi"). Alla crisi fisiologica si aggiunge il fatto che ormai, laddove ci sono ancora le bandiere, queste vengono "usate" dal potente di turno per i suoi interessi personali oppure da gruppi di amministratori inconcludenti nell'azione amministrativa, che annullano le capacità di mediazione del partito, ridotto a semplice tappeto della maggioranza di turno! E accade così che un partito sia abbandonato a se stesso o meglio... agli avvoltoi di turno, nel silenzio assordante dei cosiddetti dirigenti (provinciali, regionali e nazionali) in nome di future strategie, che vedono futuri candidati alle regionali, alle politiche pronti a rinsaldare "strane" alleanze non con il loro partito di riferimento ma con "Kapò" che dispongono di un patrimonio consistente di consenso elettorale e che quindi sono poi di fatto i "gestori" delle organizzazioni partitiche, ormai cupi luoghi dell'organizzazione del potere e quindi degli affari! Il quadro è desolante anche perché i giovani che hanno voglia di partecipazione non hanno certamente voce in capitolo in questi santuari del potere! Una tenue speranza che i giovani decidano, con nuovo slancio, di riprendersi il futuro, per ridare anche vitalità democratica ai partiti, che sono, pur sempre, strumenti indispensabili della democrazia! 18 di 72 IL PARTITO OGGI? DIVORATO DAL TRIBALISMO POLITICO! Uno dei problemi che in Africa continua ad essere un vero ostacolo al processo di sviluppo della democrazia è ancora oggi rappresentato dal Tribalismo. La lotta per il potere su un territorio è spesso lotta sanguinaria che vede in contesa aspra e crudele una tribù contro l'altra. In Italia il fenomeno è oggi rilevabile nel mondo della politica dove a livello nazionale si è affermato il governo dei Tecnici "bocconiani", professori a cui si è concesso tutto, o quasi tutto, in nome dell'emergenza economica che il Paese stava vivendo, professori che anche loro, se vogliamo, rappresentano gli interessi di un gruppo ossia "una tribù". La grande Politica è ormai da tanto tempo andata in vacanza per fare spazio all'antipolitica cioè la politica consegnata non ai partiti ma ai gruppi di affaristi ossia a tribù spesso in lotta fra di loro ma solo per occupare le poltrone più prestigiose! Le tribù sono il risultato della patologia delle correnti, trasformate non in grandi risorse culturali del partito, ma in veri gruppi di potere riuniti attorno alla figura del capo-clan. Dai partiti si passa così al tribalismo politico in cui prevale la tribù più numerosa, quella formata da parenti, amici e amici degli amici! Dalla fine della Prima Repubblica la politica è gradualmente diventata campo di battaglia tra gruppi raccolti attorno al leader, che è tale non per ragioni culturali ma di affari e di clientelismo puro! Nelle grandi e nelle piccole Comunità da un ventennio le facce al potere sono sempre le stesse, con una sorta di rotazione quasi concordata, in cui naturalmente non c'è mai posto per chi non fa parte della tribù o della corporazione. E allora qualcuno prefigura, per l’avvenire, un'alleanza tra le grandi risorse professionali, messe all'angolo dal tribalismo politico, e i giovani di questo nostro Paese. A proposito di giovani, qualcuno, con grande discrezione, viene accettato nel salotto dove, però, è generalmente costretto ad essere tappeto, sia pur di grande valore! E’ quello che rileviamo nei periodi pre-elettorali, quando, nelle varie liste, dominano i capi del villaggio, i soliti noti che ospitano qualche nome nuovo, come semplice decoro della tribù! I capi- tribù si sono impossessati dei partiti a tal punto che possono, con il loro potere arrogante, mettere a tacere anche segretari democraticamente eletti, violando i più elementari principi della democrazia: è ciò che succede in tanti circoli di destra e di sinistra nel nostro Paese. Che fare? E' possibile contrastare un fenomeno degenerativo della vita democratica di tale portata? Come? Intanto, non avendo paura di rilevare il problema, poi tentando di aprire un processo di rifondazione dei partiti e del loro ruolo, liberandoli dalla tutela mortale dei Capi-tribù! 21 di 72 UN ESEMPIO DI PARTITO AMBIZIOSO MAI NATO !!! Nel periodo del dibattito sui valori fondativi del Partito democratico, il gruppo più convinto di un ambizioso progetto di un grande partito riformista era all'epoca quello dei Cristiano-sociali. Il grande partito riformista era il punto di approdo di un lungo percorso che aveva visto il cattolicesimo democratico prima fortemente critico verso la DC, con gli indipendenti di sinistra nelle liste del PCI, poi con una convinta adesione ai DS che, tuttavia, avrebbe dovuto condurre all'incontro delle tre "anime", quella socialista, quella cattolico-democratica e quella liberal-democratica. Particolarmente significativo il contrasto che nell’atto fondativo divideva i cristiano-sociali e i popolari della Margherita sulla completa indipendenza dei cattolici in politica rispetto alla gerarchia ecclesiastica, un problema che è rimasto irrisolto. Che stesse per nascere un "mostro" dalle tre teste era tanto evidente al punto che lo stesso D'Alema dichiarava ripetutamente di non credere nel nuovo soggetto politico. Ci si avviò ad una convivenza da "separati in casa", nonostante allora si parlasse di partito "plurale" nel senso di un partito che si proponeva di superare le varie identità e si apriva a tutte le forze sociali del Paese! E così il PD non è mai nato perché ancora oggi ex DS, ex Margherita ecc. non solo non hanno mai rinunciato alla loro bandiera ma hanno dato vita a vere e proprie consorterie trasversali in cui sulla base di interessi personali si sono ritrovati in qualche caso d’amore e d'accordo ex-comunisti e ex-Margherita con buona pace degli ideali sbandierati nella fase fondativa del Partito. Persino le primarie nel PD hanno celebrato non la “democrazia” ma la lotta all'ultima tessera (basta considerare quanto accadde e accade generalmente in alcuni circoli della Puglia, della Calabria e della Campania) con il risultato di tradimenti e colpi bassi, sin troppo evidenti in occasione dell'elezione del Presidente della Repubblica, che hanno segnato il punto di non ritorno di un Partito ridicolizzato e tradito nei suoi ideali. 23 di 72 I CATTOLICI E LA POLITICA? FORSE...OCCORRE PRIMA RECUPERARE CRISTO! Soprattutto con Papa Francesco la domanda comincia a porsi in primo piano. Cosa hanno perso per strada i cattolici se attualmente la confusione e il disorientamento la fanno da padroni nel mondo cattolico? Forse occorre tornare indietro per provare a dare qualche risposta. Già, tornare indietro, fare un passo indietro in un mondo che ormai è schiavo della schizofrenia del nuovo e del cambiamento a tutti i costi! Noi cattolici si dice ma quel "noi" risuona ormai come una evidente nota stonata nel bel mezzo di una melodia straordinaria! Nota stonata perchè anche i non-cattolici, come i non-credenti, rilevano la distanza, spesso di anni-luce, tra il cattolico armato di spada e scudo e il cattolico, che apre le porte della sua chiesa non solo per purificare l'aria delle sue navate, impregnata dai profumi degli incensi, ma anche per far entrare nei luoghi sacri il mondo e per poter ascoltare il respiro del mondo! Mi sono sempre chiesto che cosa unisce ad es. la moglie di Tronchetti-Provera cattolica e un cattolico operaio che lotta per sopravvivere o per far sopravvivere la sua famiglia? Qualcuno dirà che è sin troppo evidente! È la fede! E’ la fede che unisce due cattolici così distanti sul piano sociale! Già...la fede, ma di cosa stiamo parlando? Di qualcosa che riguarda il nostro rapporto con la divinità ossia di un fatto puramente interiore ed esclusivo o di qualcosa che mi porta verso l'altro sino a farmi carico delle sue sofferenze e dei suoi problemi? A Damasco Paolo incontra la fede in un attimo, un colpo di fulmine! Proprio come avviene tra due innamorati al primo semplice sguardo! Paolo consegna agli altri questa sua ricchezza straordinaria, non tiene per sé la dolcezza della sua esperienza di conversione ma vuole farla assaporare anche ai pagani. E nella Chiesa dei primi cristiani la fede è comunione, condivisione, missione, è un legame indissolubile che trasforma l'esistenza dei primi credenti in Cristo! E la fede diventa martirio per i Cristiani di allora, che molti cattolici del nostro tempo sentono troppo lontani dal modo di vivere la propria fede. Spesso ripenso a parole come comunione, condivisione e mi rendo conto che nelle parrocchie sono diventate parole vuote luoghi comuni, spesso ricordati meccanicamente...come elementi facenti parte, ormai, del solito copione! E penso anche alla ritualità che nella Messa diventa ritualismo, ad es. a quel segno della pace, che, in genere, si compie a fatica e anche con un certo imbarazzo! E ancora una volta entra in gioco la fede, qualcosa di enigmatico da decifrare nel nostro tempo, una volta, invece, forza luminosa nelle prime Comunità di Cristiani! Certo, la fede si può vivere in un rapporto esclusivo con il Padreterno in una vita di clausura ma c'è anche una fede che oggi è vissuta in un cattolicesimo che, per molti, è diventato una "prigione", una sorta di autocompiacimento e di autoreferenzialità, che ha spinto una parte del mondo cattolico a rinchiudersi in trincea, come assediati dal nemico!!! Benedetto XVI parlava di cattolici "tiepidi" ma si riferiva ai cattolici pronti per le Crociate o ai cattolici assenti sulla scena sociale e politica? E tiepidi sono i cattolici troppo tolleranti o quelli poco tolleranti? E la tolleranza non è molto vicina alla sopportazione? Ma il cristiano deve tollerare o deve semplicemente accettare e rispettare l'altro? E nel nostro Paese cosa hanno in comune con i principi del Cristianesimo i "respingimenti" dello straniero, pensati e attuati anche da tanti cosiddetti "cattolici"? Sono tutte domande che pesano come un macigno per quei cattolici che hanno dimenticato, strada facendo, le proprie origini cioè Cristo. 27 di 72 L’UTOPIA DELLA DEMOCRAZIA E DELLA CITTADINANZA ATTIVA! Sognare una realtà sociale e politica in cui i singoli cittadini cercano di riprendersi gli strumenti della partecipazione non costa nulla. Mi chiedo qual è la differenza tra un sistema mafioso in cui si esalta il clientelismo fondato sul voto di scambio e ricattatorio e un sistema lobbistico in cui arroganza del potere e uso clientelare della propria attività riescono a bloccare la voglia di partecipazione democratica di una Comunità? Nessuna! Comportamenti e strumenti sono simili! Accettare in un silenzio assordante il corso degli eventi, pilotato dai vari gruppi lobbistici che possono solo discutere di cariche assessorili e di interessi personali in prossimità di un momento elettorale, non significa diventare corresponsabili del degrado morale, civile, sociale e politico in cui si lasciano morire un territorio e una Comunità? Ma è davvero utopia lanciare un appello ai singoli e a tutte le aggregazioni politiche, sociali, civili e religiose perché si apra una nuova stagione dei diritti, del rispetto dei principi di base del sistema democratico, che veda insieme giovani e meno giovani, di ogni tendenza politica, di cattolici e non, tutti impegnati a definire un progetto attento ai reali bisogni della Comunità e del territorio? Nel momento in cui una Comunità decide di riprendersi gli strumenti della democrazia, l'esercizio della cittadinanza attiva non consente alcuna manovra di palazzo e nessuna trama nelle "secrete stanze" per la spartizione delle poltrone! Dal progetto per il bene della Comunità al riconoscimento delle figure dei competenti e degli onesti, pronti ad aprire una pagina nuova ed esaltante della storia del nostro Paese, il passo sarà sicuramente breve! 29 di 72 RIPRENDIAMOCI “L’ANIMA” DELLA PAROLA!!! La parola "dissacrata" ormai in tutti i luoghi della comunicazione, violentata nel suo significato più profondo, fatta oggetto di scherno quando viene utilizzata in un contesto surreale quale può essere il palco di un comizio! La parola ridicolizzata nell'agorà, il luogo per eccellenza della democrazia. Arriva il politico di turno, parla a lungo, richiamando concetti valoriali simbolici della sua appartenenza partitica, poi, il giorno dopo, scopre che era andato in quella piazza a sostenere non la lista del suo partito ma una delle tante cosiddette "civiche"! Il richiamo ai valori è diventato un luogo comune se è vero che si strombazzano termini come "principi, valori, linee-guida" ma non si chiarisce mai di quali principi e di quali valori si parla. Il "politico" si può oggi permettere di fare una lunga lezione sui valori nell'agorà ' non pronunciando mai la parola "democrazia" per non essere irriverente nei riguardi dei suoi compagni di palco, che spesso sono simbolo dell'offesa ai principi della democrazia! La parola ha un suo corpo, ha una sua esistenza, che può essere lunga o breve, dipende dall'uso che ne facciamo ma soprattutto da come noi personalmente la viviamo! Non siamo credibili quando facciamo abuso di parole che non ci appartengono, non soltanto perché le "recitiamo", ma soprattutto perché abbiamo perso per strada il senso della parola! Non è credibile chi urla ai quattro venti il suo amore per la partecipazione democratica, avendo accanto, nell'agorà, personaggi-simbolo dell'affarismo e del bieco clientelismo ossia l'antidoto con cui sopire le coscienze. E allora un esercizio di sana democrazia: riprendiamoci "l'anima" della parola! 31 di 72 QUESTIONE MORALE NON E' SOLO CORRUZIONE! Ai tempi della prima Repubblica, Enrico Berlinguer poneva in primo piano (ma non solo lui) la Questione Morale con chiaro riferimento al sistema di corruzione che allora investiva la vita sociale e politica in Italia. Allora si sono sprecate le analisi sul problema ma non ci sono stati provvedimenti seri, intendo dire, legislativi, e la riprova è che ancora oggi si parla di una legge contro la corruzione. Ma nell'ultimo ventennio qualcuno ha voluto scandagliare nel profondo del problema, scoprendo sulla Questione Morale tanti altarini e santuari mai toccati dalla pur minima attenzione da parte dell'opinione pubblica. Si è così delineato un sistema malato che ha le sue radici nei rapporti mafia-politica, un sistema che ormai ha investito tutti campi, non solo quello della politica, penetrando nella mentalità della gente, del cittadino medio come un virus inarrestabile. E così abbiamo scoperto che la corruzione in tutti questi anni è stata elevata a sistema, con atteggiamenti e comportamenti che hanno cancellato dal nostro vocabolario parole come "responsabilità", "onestà", "correttezza", "trasparenza". Il virus dell'interesse personale ha devastato tutte le regole della civile convivenza democratica, con il risultato allucinante che chi si è opposto a questo stato di cose è stato tacciato subito di "stupido moralismo" (ce lo conferma splendidamente Stefano Rodotà in una delle sue ultime pubblicazioni "Elogio del moralismo"). E il potere è stato dato in appalto, anche nelle piccole comunità, a personaggi che hanno il consenso non perchè se lo sono conquistato, ma perché hanno spento sul nascere la voglia di partecipazione dei cittadini grazie a un sistema clientelare, che, soprattutto al Sud, non ha mai fatto molta fatica ad attecchire nel sociale! Si può risalire la china della democrazia offesa e oltraggiata? Non lo so, ma sperare, in questo momento così difficile, è un obbligo! 33 di 72 TRA SUSSULTI E SILENZI E la Storia compie apparentemente da sola il suo corso ma la Storia.......siamo noi hanno detto ancora una volta gli Ucraini! Yanukovich destituito da un popolo di eroi che compie la sua rivoluzione senza compromessi perché l'obiettivo è troppo grande! Quanti sono in Italia gli Yanukovich con villa, piscina, zoo ecc.? Forse pochi, forse tanti, ma sempre troppi per un popolo affamato. Ma il nostro Paese è sotto il segno di una sorta di apatia che smorza tutti i desideri insurrezionali e di liberazione da molto, troppo tempo......forse da sempre. Ci si accontenta di qualche sussulto...poi ci si ritira in buon ordine...in un silenzio compiacente e omertoso che sancisce subito la fine della partita...con uno 0-0, con un nulla di fatto, che è sempre pieno di speranze e di bugie! Vorremmo tanto decidere, scegliere cosa fare della nostra esistenza e del nostro destino...ma c'è sempre qualcosa o qualcuno che ce lo impedisce, senza troppa fatica, in verità! Ci prende un timore riverenziale che ci trasforma in tanti don Abbondio, sempre ossequiosi verso i potenti di turno, che si succedono l'uno all'altro tra un rutto di forconi e un altro di girotondi viola mentre qualche clown assume le vesti del messia che viene a liberarci, dopo aver appreso bene la lezione dei messia che lo hanno preceduto. E il popolo, intanto, rinvia la rivoluzione, aspettando che un giorno qualcuno si decida a farla per lui la rivoluzione! Tutto sommato, in una condizione di continue illusioni che un giorno qualcosa possa cambiare, si vive bene forse perché anche le illusioni sono state cancellate dalla paura atavica di un popolo italico che non s'è mai destato dal suo lungo letargo! 35 di 72 LIBERI PENSIERI IN UNA FRESCA NOTTE D'ESTATE. LA CONVERSIONE MORALE! Mi piacciono le parole, quelle che hanno un profondo significato ma anche quelle che hanno diritto di cittadinanza, pur non essendo state veramente accolte in una Comunità. Sono parole scomode come: autonomia, libertà, conversione, rifondazione, rispetto. Essere autonomi significa porsi nella condizione di avere un confronto sempre aperto con la propria coscienza, significa non inchinarsi al potente di turno, significa persino dire a chiunque "non mi piace il tuo modo di fare", "non mi piacciono i tuoi compagni di cordata", "non mi piace quel messaggio della disgregazione di una Comunità, che ribadisce "chi non è con me è contro di me"! Naturalmente l'autonomia va di pari passo con la libertà, che va misurata quando i singoli in una Comunità la esaltano con la stima e il rispetto di chi, con grande coraggio, va controcorrente, salvando dalla deriva i concittadini o compaesani. La parola conversione non esprime soltanto un momento di svolta spirituale a livello individuale, ma riguarda anche una intera Comunità che, pur con strumenti diversi, si converte o converge verso lo stesso obiettivo lo sviluppo sociale, morale, spirituale ed economico di tutti indistintamente, nessuno escluso. Il paradosso è rappresentato dal tentativo meritorio di giovani e meno giovani che si illudono, attraverso un associazionismo di facciata, di poter dare valore alla parola “rifondazione” che naturalmente non può attecchire nel terreno arido del potere, gestito da quattro o cinque "proprietari" del consenso. Ed è altresì paradossale il fatto che ci si esalti in un fare fine a se stesso, che non cambia la direzione di marcia delle cose perché i manovratori sono sempre gli stessi sui ponti di comando della nave. Una volta, quando gli imperatori romani volevano gestire al meglio il loro potere, al popolo offrivano "panem et circenses" trovando in questo loro programma anche validi alleati non solo nel popolo stesso ma anche in tanti illuminati personaggi. Certo, poi finita la festa,era ancor più insopportabile scoprire che ancora una volta il popolo era stato turlupinato e reso impotente, appunto, con l'offerta del "panem et circenses"! 38 di 72 MA COSA VUOL DIRE FORMAZIONE? Formazione non è una parola vuota ma va riempita di significati. I percorsi di formazione non servono a niente se tutto ciò che si dice in un corso viene poi relegato nella soffitta delle belle intenzioni. Partecipazione, cittadinanza attiva, democrazia, confronto, dialogo, bene comune sono anch'esse parole vuote se non spalanchiamo loro le porte della nostra quotidianità. Si, solo quando entrano nel nostro vissuto, della nostra esistenza, allora acquistano un significato, diversamente ci crogioliamo in una teatralità delle parole, che non ci consente nemmeno di entrare nel merito dei problemi che assillano anche le piccole Comunità. I Fioroni, i Formigoni sono figli di questo vuoto culturale che ha consentito in tutti questi anni quelli che, con una bella espressione, Guglielmo Minervini chiama "i coaguli di potere", che hanno soffocato e chiuso gli spazi della democrazia anche nelle piccole comunità. E allora gli onesti non dovrebbero essere più disposti a far parte di un coro autoreferenziale in cui ci diciamo soltanto quanto siamo belli mentre intorno a noi bruciano e sono calpestati valori che sono stati più volte osannati nel percorso di formazione e che vengono poi sottaciuti in nome di un perbenismo che non serve a niente e a nessuno. Anche l'Azione Cattolica deve imparare a fare la sua parte perché non possiamo continuare ad aver bisogno degli eroi, dei don Puglisi, dei don Tonino Bello, ma piuttosto cercare di dar corpo a quello che predichiamo. Si tratta semplicemente di entrare in campo, di non aver paura di "toccare" alcuni santuari del potere se vogliamo davvero bene alla nostra Comunità, diversamente non potremo meravigliarci dei tanti affaristi, che forse vengono " allevati" anche nelle varie realtà parrocchiali! 40 di 72 L'INTRECCIO INESTRICABILE TRA RESPONSABILITA' POLITICA E RESPONSABILITA' PENALE! Ennio Flaiano, all'indomani dello scandalo dei terreni su cui venne costruito l'aeroporto di Fiumicino, con amara ironia faceva il triste ritratto di quella figura della nuova antropologia dell'Italia contemporanea cioè il faccendiere con queste parole "scaltritosi nel furto legale e burocratico, a tutto riuscirete fuorché ad offenderlo. Lo chiamate ladro, finge di non sentirvi. Gridate che è un ladro, vi prega di mostrargli le prove. E quando gliele mostrate: "Ah!", dice, "ma non sono in triplice copia!". Nell'art.54 della Costituzione si afferma chiaramente che le figure "pubbliche" hanno una più ridotta "aspettativa di privacy" affinché su di loro possa posarsi l'occhio attento di ogni cittadino, che ha il diritto e il dovere di vigilare sull'esercizio concreto del pubblico potere. Ciononostante, l'intreccio tra illegalità e immoralità, tra reato e peccato, responsabilità penale e responsabilità politica è diventato inestricabile. E nel nostro Paese non c'è stato più spazio per l'etica pubblica, per l'esercizio concreto della moralità personale. E' scomparsa la responsabilità politica in nome del "così fan tutti". La responsabilità politica si fonda sull’obbligo della politica di giudicare se stessa attraverso il giudizio sui singoli politici. Se il ceto politico non vuole diventare una Casta deve mantenere legittimazione pubblica e fiducia dei cittadini. Nel nostro Paese invece personaggi discutibili e condannati continuano ad esercitare funzioni pubbliche anche in Parlamento! Responsabilità politica significa che deve scattare il giudizio morale dei cittadini e della politica quando ci si è comportati in modo scorretto, violando l'art.54 della Cost, in cui si parla di disciplina e di "onore", cioè di etica pubblica e non di codice penale! Sono conseguenti e naturali le dimissioni dalle cariche infedelmente esercitate, l'espulsione dal partito o movimento o associazione o gruppo,l'esclusione da ogni futura candidatura elettorale o da qualsiasi funzione pubblica! 43 di 72 MA A COSA SERVE UN CORSO DI FORMAZIONE POLITICA? Gli scenari politici nazionali e locali erano e sono raccapriccianti con ricadute disastrose soprattutto sui soggetti deboli della nostra società. Da una parte una rassegnazione generale di fronte al degrado morale e sociale nel nostro Paese, dall'altra le gravissime responsabilità di una crisi profonda delle classi dirigenti che hanno devastato il patrimonio di valori etici e cristiani della Nostra Costituzione e della Dottrina Sociale della Chiesa in Italia. Un corso di formazione è sempre un momento importante di riflessione ma qualcuno spesso lo considera soltanto un momento significativo in cui è interessante raccontarsi tante belle cose. Terminato il Corso, tutti a casa soddisfatti! I bei discorsi sulla partecipazione, sulla formazione, sulla vigilanza, dopo il Corso, si possono mettere in soffitta! Non solo, ma soprattutto gli organizzatori, dopo il Corso, possono ritirarsi in buon ordine nella loro quotidianità e cercare di non parlare troppo ma soprattutto di non infastidir "il cane che dorme"! Se poi qualcuno osasse profferir parola e cominciare a mettere in azione gli appelli, anche calorosi alla partecipazione, lanciati nelle lezioni di illustri oratori ed esperti, guai a lui perché avrebbe dimostrato di voler strumentalizzare un'iniziativa così lodevole come il Corso di formazione, che doveva essere solo una bella pagina da chiudere al più presto! Ma i Corsi di formazione si fanno non per andare a dormire non appena si sono conclusi, si fanno per svegliarci dal lungo sonno e per avere un sussulto di senso civico! E quindi, le sollecitazioni sono indirizzate in particolare a coloro che hanno frequentato il Corso perché avvertano l'importanza di una partecipazione forte, attiva anche in vista di scadenze elettorali, perchè non si ripeta il solito copione dei soliti noti che, con fare arrogante, si prenotano per continuare a non rendere alcun servizio al paese (dimenticando che chi amministra e chi assume un ruolo pubblico viene retribuito con i soldi dei cittadini e quindi dovrebbe ai cittadini render conto del proprio operato). Ecco, un Corso di formazione risulta veramente utile e straordinario soltanto se ci sconvolge al punto da farci acquisire la grande consapevolezza di essere cittadini e non sudditi! 46 di 72 IL TRIONFO DELL'INDIVIDUALISMO NELLE COMUNITA' SMARRITE DEL SUD!!! Nel nostro Paese, spesso, sono i peggiori ad essere chiamati al governo della cosa pubblica! E’ una constatazione che ormai fanno in tanti e, del resto, se non avessimo avuto una pessima classe dirigente in questi ultimi vent'anni, non sapremmo oggi spiegarci il perché di una crisi morale prima che politica ed economica! Generalmente i peggiori conquistano il potere quando una Comunità non si pone affatto il problema di sbarazzarsi della personalizzazione della politica. L'individualismo in politica fa sempre a meno dei partiti in quanto il leader ha come punto di riferimento soltanto se stesso e i suoi fidati elettori e non un partito, che è il luogo dove il potere assoluto del leader è generalmente contrastato e quindi limitato! Quando una Comunità si è riconosciuta nella personalizzazione della politica per decenni, i danni sono rilevanti al tessuto sociale e all'economia di quel paese o di quella città. Se poi la leadership si è affermata con la violenza del linguaggio e con la diffusione dei veleni nella Comunità, ciò vuol dire che era già ben predisposto il terreno da parte di una subcultura del corpo sociale, in cui elementi particolarmente apprezzati sono sempre stati il basso grado d'istruzione e il pressapochismo valoriale e politico! E la domanda che emerge prepotente, dopo venti o trent’anni di “dittatorelli” in politica, è terribile sarà un giorno possibile ripristinare la convivenza sociale e il sistema democratico in una Comunità che non ha mai avviato seriamente un bel percorso di cittadinanza attiva? Spesso, anche in un piccolo centro, il problema è innanzitutto di capire su cosa si possa fondare il carisma e la leadership di personaggi alla Scilipoti o alla Razzi qualcuno a volte si chiede perché questi degni rappresentanti dell'analfabetismo politico riscuotono un certo successo a cui fa seguito un largo consenso? Una Comunità che soffre di una lunga deprivazione culturale, sociale e politica, purtroppo, non solo non riesce ad alzare la testa di fronte a chi grida nelle piazze e inveisce contro l'avversario di turno ma spesso nutre un senso di venerazione della mediocrità! Spesso diventa rilevante in alcuni (che cittadini non sono) il riconoscersi nel Kapò e nelle sue volgarità perché vedono in lui il segno di un riscatto sociale e persino culturale addirittura una concomitanza di interessi laddove è fin troppo evidente che è inesistente! Che si tratti di una città o di un piccolo centro che ha vissuto e vive queste difficoltà la notte sarà molto lunga, anche perché chi dovrebbe reagire, avendone i requisiti culturali, politici e persino umani e spirituali, rimane in un silenzio assordante di fronte al degrado politico, sociale e morale, che, nel tempo, ha eroso il senso più profondo delle relazioni e dell’identità di una Comunità! 49 di 72 L'AGORÀ DOVE SI ESALTA LA DIGNITA' DELLA PAROLA !!! La piazza l'agorà, il luogo per eccellenza della Politica, dell'incontro e del confronto delle idee, il luogo della democrazia diretta, quando, tanto tempo fa, i cittadini erano chiamati a decidere sui problemi concernenti la polis ossia la comunità! La piazza era il simbolo della democrazia, era il luogo dell'esaltazione della parola nelle straordinarie orazioni che erano impregnate sì di vis oratoria ma anche e soprattutto di amore per la cosa pubblica e di rispetto della dignità di chi argomentava con opinioni diverse sui temi oggetto del confronto nella piazza! La piazza dovrebbe anche oggi essere il luogo sacro in cui si costruisce la democrazia, in cui ci si educa all'esaltazione dei valori della convivenza civile, alla consapevolezza della ricchezza del confronto delle idee e delle proposte per la crescita umana, spirituale e civile della Comunità. Quando i cives perdono il ben dell'intelletto, facendo violenza alla dignità più profonda della parola, allora oltraggiano direttamente l'agorà, il luogo della democrazia, meritando il biasimo e il disprezzo dell'intera Comunità! 51 di 72 PAURA E SUDDITANZA. Il ventennio berlusconiano ci ha lasciato in eredità non solo la devastazione dei valori politici e morali ma anche una generalizzata condizione di sudditanza rispetto a chi esercita il potere "da padrone delle ferriere"! Incarichi e nomine nei posti nevralgici del potere sono stati distribuiti a chi dimostrava la propria fedeltà al padrone e a chi aveva dato prova del più bieco servilismo! Un sistema di potere e una rete inestricabile di affari che hanno contaminato anche il partito democratico non solo nei gruppi dirigenti a livello nazionale ma anche nelle strutture di base del partito denominate "circoli", probabilmente perchè le intese affaristiche dovevano circolare nel gruppetto degli amici degli amici in stretta connessione con il notabile di turno! La Politica è stata massacrata proprio dove doveva celebrare il suo trionfo cioè nei circoli, nel momento dei vari congressi in cui le varie mozioni sono diventate carta straccia, sacrificate alla conta di iscritti inesistenti e di delegati-sudditi dei vari Kapò, impegnati a prendere possesso delle varie poltrone a cominciare dalle segreterie e dei vari direttivi di circolo. Sia a destra che a sinistra aleggia ormai, qua e là, la paura del suddito, che non riesce a rialzare la schiena in quanto schiacciato da chi, senza alcun pudore, utilizza il potere economico personale per comprare e per corrompere e da chi, in ragione del proprio ruolo, mette in atto il sistema del voto di scambio! Sudditanza e paura investono soprattutto i giovani, che non avendo nemmeno una personale autonomia economica, si guardano bene dal contrastare il notabile o il faccendiere di turno! Chi pone il problema di una cittadinanza irrispettosa del potere o di un risveglio culturale e politico in questo momento storico rischia di fare la figura del don Chisciotte! Chi critica o dissente è spesso considerato "voce fuori dal coro", un folle che non sa quel che dice. Don Sturzo a chi aveva paura si rivolgeva con il suo motto “siate liberi e forti” è un messaggio che va indirizzato a tutti indistintamente alle varie associazioni anch'esse attanagliate dalla paura, sia quelle laiche che quelle religiose, ai giovani che si sentono umiliati, a chi in ragione del proprio ruolo potrebbe operare per una società più libera e più democratica. Si tratta di non lasciare solo chi opera per il cambiamento e soprattutto di acquisire la consapevolezza che tutti insieme è possibile far crollare il potere degli analfabeti politici e degli affaristi!!! 54 di 72 LE VICENDE POLITICHE E IL DIALOGO IMPOSSIBILE! La comunicazione diventa facile, soprattutto in politica, quando i due soggetti interlocutori hanno una formazione politica e civile che dà grande rilievo ai valori, ai principi e al senso di responsabilità. Ma se uno dei soggetti si muove in politica come un adolescente che non possiede ancora i movimenti armonici del corpo e quindi ogni suo gesto è potenzialmente "rovinoso"(insomma l'elefante in una cristalleria!), il dialogo diventa impossibile e il compromesso, che è fondamentale in politica, in questo caso determina un aggravamento della goffaggine comportamentale dell'adolescente. Nelle tante vicende di amministratori uscenti, che, in varie realtà locali, si autopromuovono e si auto confermano, probabilmente perché pensano di essere stati troppo bravi durante il loro mandato, c'è un elemento che è sotto gli occhi di tutti, una comunità in gravi difficoltà e il crollo della fiducia dei cittadini nei riguardi non solo dell'amministrazione uscente ma anche di coloro che negli ultimi anni hanno gestito la cosa pubblica in quel territorio. Mi chiedo: come si fa a non avvertire il malessere di una comunità e il senso di sfiducia che sistematicamente viene espresso in maniera evidente da parte dei cittadini? A tutto ciò spesso si risponde con l'estemporaneità di una proposta di riconferma di una lista "modello sovietico o bulgaro" da cui traspare una concezione strampalata della democrazia e il convincimento che i vari Consigli comunali, provinciali ecc. siano una sorta di Ufficio di collocamento (concezione davvero alta della politica come servizio!). Quanto al partito, qualunque esso sia, in barba al fatto che il partito è retto da un segretario, da un direttivo e da un Coordinamento, tutti liberamente eletti dalla base del partito, con un colpo solo viene cancellato, insomma "usa e getta", con un'arroganza, che è espressione di un vuoto culturale, morale e politico! Ecco, mi chiedo come sia possibile che possano entrare, in queste tristissime vicende, la parola "dialogo" o la parola "compromesso". E allora, chi è pronto a fare esercizio di umiltà e di senso di responsabilità, si impegni a cancellare, quella sì, con un colpo solo la lista "bulgara", ci si affidi al partito, ad un progetto del partito, che veda insieme tutte le forze democratiche, aperte alla collaborazione dell'associazionismo e della società civile, se si vuole davvero allontanare dal baratro la propria Comunità. 57 di 72 MA COSA SIGNIFICA AMMINISTRARE CON I CITTADINI? Nei processi partecipativi contano soprattutto le relazioni. Infatti nel corso del processo le persone si incontrano, lavorano insieme, si scambiano informazioni, si scontrano con difficoltà e problemi, scoprono affinità e interessi comuni, verificano le loro divergenze e qualche volta le superano, acquistano fiducia reciproca, stabiliscono relazioni che possono durare nel tempo. Questo consolidamento dei rapporti vale per i cittadini, ma vale anche per chi amministra e per i politici. Ci si può aspettare che migliorino le relazioni orizzontali (tra cittadini), ma anche quelle verticali tra cittadini e amministratori. L’insieme di questi effetti relazionali può essere definito come un accrescimento del capitale sociale a disposizione di una comunità. Il capitale sociale, come lascia intendere la connotazione economica del concetto, è uno stock di risorse utilizzabili e attivabili per la produzione di qualcosa. La caratteristica fondamentale del capitale sociale è dunque la capacità produttiva, ma di produrre cosa? Sviluppo, innovazione, cambiamento; certo, soprattutto all’interno dell’arena partecipativa, ma soprattutto all’esterno, nell’arena sociale e politica, e oltre, ossia dopo che il processo partecipativo si è concluso. Il capitale sociale è una dotazione della comunità. Non c'è alcuna creazione di capitale sociale se le risorse costruite all’interno del processo partecipativo non sono in grado di costituirsi come esternalità positiva ossia di dare frutti al di là di esso. Si potrebbe sostenere che lo sviluppo del capitale sociale è l’effetto più importante dei processi partecipativi. Quello che veramente interessa non è la soluzione di uno specifico problema, ma le capacità che in tale processo si costruiscono. Anche questa è una forma di “empowerment”, nel senso che, se il capitale sociale si sviluppa, i cittadini accresceranno le loro dotazioni e le loro capacità, impareranno a camminare con le loro gambe. E tuttavia la produzione di capitale sociale è un sotto-prodotto, un effetto collaterale del processo partecipativo. Non può essere creato intenzionalmente. Si forma, se si forma, come effetto indiretto delle interazioni che si sviluppano tra i partecipanti attorno a temi e problemi di loro interesse. Ma cosa significa Amministrare con i Cittadini? Se qualcosa non funziona o se le relazioni si deteriorano, può anche prodursi un deterioramento di tali capacità. Come si fa a verificare se, in un determinato processo, c’è stata produzione di capitale sociale? Spesso, anche nelle nostre esperienze, viene posto l’accento su quella che potremmo definire “Citizen Satisfaction” ossia sul grado di apprezzamento espresso dai partecipanti relativamente al processo. Ma la soddisfazione dei partecipanti non è che il primissimo gradino per la costruzione di capitale sociale: infatti, che nell’arena partecipativa si sia instaurato un clima di relazione e di discussione aperto, che ha consentito di approdare ad una visione condivisa di un problema o di una soluzione (o di entrambi) è un requisito fondamentale, ma ciò non significa che si siano create relazioni più salde, che possano dare frutti nel futuro. Ciò per due ordini di motivi: in primo luogo, quei cittadini, che hanno vissuto quell’esperienza positiva, possono non rivedersi mai più, non mantenere le relazioni che hanno instaurato e non avere più l’occasione di ripetere esperienze simili; in secondo luogo, anche se continuano a vedersi, è possibile che non mettano a frutto le loro relazioni per indurre cambiamento all’esterno del circolo ristretto, che si è creato durante il processo. Più che guardare al grado di soddisfazione (immediata) dei partecipanti, bisognerebbe osservare quello che è successo dopo la conclusione del processo partecipativo. La domanda fondamentale è: è rimasto qualcosa? I cittadini interessati sono stati in grado di seguire o controllare i processi di attuazione? Hanno continuato ad attivarsi? Hanno affrontato nuovi problemi? Hanno dato vita a nuovi comitati o a nuove strutture organizzative? In altre parole: la vita di quella comunità è cambiata, almeno in qualche misura? Rispondere a queste domande è molto difficile. Spesso la produzione di capitale sociale è praticamente impossibile. Talvolta la partecipazione si è risolta in eventi di brevissima durata. E pertanto si tratta di creare negli incontri pratiche abituali. Il quadro cambia se si costruiscono non eventi a se stanti, ma inseriti all’interno di un processo di maggior respiro. Più in generale, possiamo supporre che il capitale sociale cresca, quando si moltiplicano le occasioni e i luoghi di interazione faccia a faccia, perché è in questi contesti che vengono create e valorizzate le capacità relazionali degli individui. La partecipazione può avere un impatto effettivo sulla cultura civica, sulle risorse di socialità e sul rapporto di fiducia dei cittadini con le istituzioni, se è inserita in un più ampio percorso partecipativo. Il capitale sociale cresce non in rapporto al numero delle associazioni, ma in rapporto ad un progetto di grande respiro, favorito anche dal mondo associativo, che, invece, spesso vive di autoreferenzialità! Le politiche di riqualificazione urbana rappresentano, ad esempio, sotto questo aspetto, un ambito senza dubbio privilegiato. Ma anche l’esperienza del bilancio partecipativo induce, spesso, l’amministrazione a riflettere sulle sue insufficienze e a inventare nuove soluzioni che finiscono per modificare notevolmente l’impianto del processo. Più in generale è probabile che queste esperienze rafforzino la capacità di ascolto, di coordinamento con altri enti o altre strutture, di lavorare per progetti e la dimestichezza con gli strumenti di programmazione negoziata. Ma un processo partecipativo che non decolla (vedi alcune realtà locali dove chi amministra ha difficoltà a far crescere la sensibilità dei cittadini sulla raccolta differenziata) può intaccare lo stock di risorse di socialità disponibili e erodere il capitale di fiducia di una comunità. Questo è il caso, ad esempio, dei processi che producono aspettative che non vanno deluse, pena la riapertura del fossato tra governati e governanti. 63 di 72 FINITA LA FESTA. GABBATO LO SANTO! La festa, momento di gioia di una Comunità (soprattutto al Sud), che si ritrova unita non solo spiritualmente ma anche nella sua identità storica, affermata dal desiderio di ridare vitalità alla tradizione. Ma come si riprende una tradizione, rispettandone i canoni fondamentali, se poi ci si rende conto che gli elementi di fondo di quella tradizione non è più possibile far rivivere? In tal caso, si può o far finta che il tempo non sia passato (ahimè facendo ricorso a tanta improvvisazione) oppure si potrebbe pensare di innovare la tradizione, attingendo a una buona dose di spirito creativo! Ma la festa, spesso, almeno per qualche giorno, ridà vigore all'illusione che i problemi di una Comunità siano improvvisamente scomparsi e che l'attivismo di tanti singoli cittadini e quello di tanti gruppi associativi nei giorni comandati (attivismo talvolta piuttosto autoreferenziale e non sempre disinteressato) abbia ormai gettato le basi per un concreto risveglio civile, sociale e culturale della Comunità! Ma, dopo la festa, gabbato lo santo!!! Il giorno dopo, si scopre che nulla è cambiato, anche se è stato importante ritrovarsi insieme per superare quelle divisioni, che, non per caso, tornano prepotenti quando la realtà di un territorio, abbandonato al degrado e alla noncuranza, si rivela in tutta la sua crudezza! Improvvisamente, la Comunità dimentica la festa e alcuni gruppi associativi ritornano alla loro condizione di gruppetti, posti sotto la tutela di chi non vuole mollare l'osso del potere, costi quel che costi! E tornano prepotenti le domande, che durante la festa sono state eluse e che tuttavia hanno urgente bisogno di una risposta! Un progetto della Comunità per intervenire sul degrado urbano, del centro storico, sulla viabilità, sul verde e sui giardini abbandonati, sull'ordinaria amministrazione, sulla totale assenza di partiti politici reali, sulla totale assenza di strutture ricreative e culturali in cui si possa fare musica, teatro ecc., sull'assenza di un Teatro comunale che suona offesa a quelle Compagnie teatrali locali che operano tra mille sacrifici e l'elenco potrebbe continuare!!! Ecco… ma mi chiedo la festa non dovrebbe essere il momento-clou in cui una Comunità, impietosamente, rileva tutto ciò che non va bene, non guardando in faccia a nessuno, e pone le basi per un effettivo risveglio politico e culturale, parlando di progetti e cercando di capire come uscire fuori da una situazione di crisi morale, politica, economica e financo spirituale??? Quando una Comunità fa festa, sia pur sobriamente, in situazioni in cui ci sarebbe poco da gioire, il rischio è che, alla fine, anche i Santi, che desiderano il benessere della Comunità, non gradiscano molto la festa perché si sentono gabbati!!! 66 di 72 MA QUAL E' LA "BUONA" COMUNITA'? Spesso, dopo l'ennesima Assemblea partecipata ma, come al solito, inconcludente, non riusciamo a darci delle risposte rasserenanti riguardo ad un dibattito acceso, che c'è stato, ma che non è approdato ad alcun risultato anzi le divisioni, l'incapacità di ascoltare le ragioni dell'altro hanno avuto il sopravvento rispetto all'unità d'intenti e rispetto ad un certo modo di essere Comunità! Appunto essere Comunità o meglio essere una buona Comunità! Quando riusciamo a generare una buona Comunità? Quando tutti i nostri rapporti d'amicizia, d'amore, di compiacimento verso se stessi riescono ad aprirsi agli altri e accolgono quelli che per noi sono estranei o non-amici. Se non c'è questa apertura, non potremo mai dar vita ad una Comunità ad una buona Comunità! Anche in un piccolo paese, generalmente siamo bravissimi quando siamo con gli amici, i familiari, insomma con la nostra piccola tribù, ma sappiamo bene che noi esercitiamo davvero le dimensioni più importanti della nostra umanità soltanto nei gruppi dei non-amici cioè delle persone non-elettive, che noi non abbiamo scelto. Con loro noi impariamo veramente i codici della relazione, dello spirito, importantissimi per la nostra esistenza, in quanto ci consentono di porre dei limiti ai nostri compiacimenti e al nostro narcisismo (che brutta malattia!) e di esprimere ai massimi livelli la nostra laicità! A volte, pur ritrovandoci in una Comunità da molti anni, abbiamo spesso la vaga sensazione di esercitare il nostro senso critico come un apprendistato permanente, allorquando cerchiamo di rimanere fedeli a noi stessi con una evidente conseguenza ossia di non riconoscerci nella Comunità in cui viviamo, al punto di avere l'impressione di aver sbagliato tutto e forse persino Comunità! Si tratta di un risveglio molto faticoso soprattutto quando pensiamo a tanti giovani di quel territorio, che saranno mamme e papà di una Comunità in grave ritardo sotto il profilo sociale e culturale. Se i non-amici continueranno ad essere tali per noi cioè diversi "inascoltabili", perché esercitano liberamente il loro senso critico, avremo l'umiliazione del significato più profondo della vita comunitaria! Il risultato sarà quello che noi abbiamo davanti ai nostri occhi (e che non ci piace né riconoscere né provare a denunciare apertamente) cioè una Comunità (di gruppi e gruppetti) schiava del fondamentalismo (evidente nel sociale e persino nello spirituale) dedita esclusivamente alla venerazione di se stessa!!! 69 di 72 Per concludere. COMUNITÀ E SENSO DELLA RELAZIONE. Come ricostruire allora le relazioni e l'impegno sociopolitico in una Comunità dilaniata da lotte intestine, tra gruppi avvinghiati ad alcune figure carismatiche? Tante piccole Comunità, forse anche il paese in cui vivo, non riescono a trovare una via d'uscita dal degrado socioeconomico e morale perché considerano irrilevante il degrado delle relazioni. La qualità della vita di una Comunità è direttamente proporzionale al miglioramento delle relazioni fra le persone, fra i gruppi, fra le varie associazioni. Ma quando le relazioni migliorano? Quando si passa dal trascendimento degli interessi particolari e dell'autoreferenzialità alla produzione di servizi concreti e di beni relazionali collettivi, accumulando capitale sociale e disponibilità umana, da mettere al servizio degli altri. Ma qual è la motivazione che può spingere i cittadini di una piccola Comunità a prendere parte a processi di costruzione collettiva? E' il senso di appartenenza, è quel sentirsi parte, che mette in moto riconoscimenti e reciproci affidamenti, quel guardarsi negli occhi e dirsi "sì, insieme ce la possiamo fare"! Ma se non sono ancorati fortemente i legami e i sentimenti di Comunità in cui i cittadini ritrovano le proprie radici di senso...allora anche le "belle iniziative come quelle delle Consulte o la proliferazione associazionistica non riescono a creare le condizioni per lo sviluppo della realtà economica, politica e sociale. La qualità delle azioni in una Comunità è strettamente dipendente dalla qualità dei legami che i singoli e i gruppi riescono a stringere fra loro. Purché non si avviino processi di chiusura autoreferenziale, l'interazione mette in rete idee, risorse e possibilità di soluzioni dei problemi comuni, producendo responsabilità per il Bene Comune. Spesso dopo campagne elettorali in cui hanno prevalso le invettive personali e non le proposte per la rinascita morale ed economica della Comunità, le divisioni non solo restano come profonde ferite,ma si aggravano perchè non esiste più un clima di fiducia e di riconoscimento reciproco. In questo caso, invece, si dovrebbe favorire un grande processo di apprendistato educativo alla cittadinanza, prefigurando percorsi (delineati da chi amministra e da tutte le associazioni, nessuna esclusa) che consentano a tutti i soggetti sociali di formarsi in quanto cittadini. In definitiva si tratta di far nascere un'identità collettiva solidale e cooperativistica, che non si può verificare solo nelle ricorrenze tradizionali civili e religiose, ma dovrebbe essere sempre il fiore all'occhiello per una Comunità che si vuole bene. Per concludere se si vuole dare il via a un concreto processo di cambiamento, facendo ricorso anche ad un confronto libero e appassionato sui problemi della Comunità, si recuperi senza infingimenti e diffidenze reciproche il senso di appartenenza alla Comunità (abbandonando le appartenenze legate a interessi particolari o a personaggi “carismatici” queste appartenenze si alimentano con i veleni e si esaltano con le divisioni) e ci si impegni per far trionfare il senso di una cittadinanza sociale attiva. 72 di 72 F O N T I 1) Franco Cassano-Il pensiero meridiano Ed. Laterza, Roma – Bari 2011 2) Umberto Cerroni- La libertà dei moderni De Donato Editore, Bari 1968 3) Stefano Rodotà- Elogio del moralismo Ed. Laterza, Bari 2011 4) Montanelli-Cervi, L’Italia degli anni di fango (1978-1993), Rizzoli, Milano 1993 5) Rocco D’Ambrosio – La Storia siamo noi Cittadella Editrice, Assisi 2011 6) Antonio Sciortino – Il Limite, Ed. Laterza, Bari 2011 7) Raniero La Valle – Quel nostro Novecento Ponte alle Grazie Salani Editore, Milano 2011 8) Don Tonino Bello – La Teologia degli oppressi, Manni Editore, S. Cesario di Lecce 2003

mercoledì 23 luglio 2014

Pensierino del giorno 23 luglio 2014

Attorno al leader tanti giovani...rampanti....che quotidianamente con la loro sovraesposizione mediatica si impegnano per distruggere il patrimonio culturale e ideologico del PD......per andare dove???

martedì 22 luglio 2014

Pensiero del giorno 22 luglio 2014

Il dissenso...arricchisce lo spirito e, non per caso, non è tollerato dall'analfabeta politico........l'unanimismo rende povero lo spirito e, non per caso,essendo spesso servile, è amato dall'analfabeta politico!

venerdì 18 luglio 2014

Pensierino del giorno 18 luglio 2014

Accade molto spesso che in una qualsiasi squadra ci siano quelli che tirano la carretta con grande responsabilità e quelli che se la spassano....i fannulloni.......questi ultimi non dovrebbero essere collocati in panchina ma relegati subito in tribuna, prima che possano contagiare gli attivi della squadra con conseguenti inevitabili sconfitte! A buon intenditor...poche parole !

giovedì 17 luglio 2014

Pensierino del giorno 17 luglio 2014

Una volta erano molto rari gli abusi della professione e spesso erano smascherati.......oggi sono tutti esperti senza alcun titolo professionale ma con curricula ridondanti di attestati e master mai frequentati ! Segno dei tempi!!!

mercoledì 16 luglio 2014

Pensierino del giorno 16 luglio 2014

Ma se il fare è un fare fine a se stesso.....per cui tutti gli obiettivi sono buoni......non sarebbe meglio...fermarsi per fare...... una bella riflessione?

martedì 15 luglio 2014

Pensierino del giorno 15 luglio 2014

Ma quanti sono i consiglieri comunali, provinciali, regionali ecc. che siedono sulla poltrona e non combinano nulla nascondendosi dietro deleghe fittizie o addirittura senza alcuna delega perchè inadeguati a qualsiasi delega ? Ma costoro non rubano denaro pubblico?

Torre Santa Susanna

Torre Santa Susanna

lunedì 14 luglio 2014

Pensierino del giorno 14 luglio

Mi sembra d'aver letto da qualche parte che quando noi abbracciamo qualcuno con grande slancio e sincerità allunghiamo di un giorno la nostra vita.Allora, su! Diamoci da fare!

sabato 12 luglio 2014

Padre nostro......di Pier Paolo Pasolini

Padre nostro che sei nei Cieli, io non sono mai stato ridicolo in tutta la vita. Ho sempre avuto negli occhi un velo d'ironia. Padre nostro che sei nei Cieli: ecco un tuo figlio che, in terra, è padre... È a terra, non si difende più... Se tu lo interroghi, egli è pronto a risponderti. È loquace. Come quelli che hanno appena avuto una disgrazia e sono abituati alle disgrazie. Anzi, ha bisogno, lui, di parlare: tanto che ti parla anche se tu non lo interroghi. Quanta inutile buona educazione! Non sono mai stato maleducato una volta nella mia vita. Avevo il tratto staccato dalle cose, e sapevo tacere. Per difendermi, dopo l'ironia, avevo il silenzio. Padre nostro che sei nei Cieli: sono diventato padre, e il grigio degli alberi sfioriti, e ormai senza frutti, il grigio delle eclissi, per mano tua mi ha sempre difeso. Mi ha difeso dallo scandalo, dal dare in pasto agli altri il mio potere perduto. Infatti, Dio, io non ho mai dato l'ombra di uno scandalo. Ero protetto dal mio possedere e dall'esperienza del possedere, che mi rendeva, appunto, ironico, silenzioso e infine inattaccabile come mio padre. Ora tu mi hai lasciato. Ah, ah, lo so ben io cosa ho sognato Quel maledetto pomeriggio! Ho sognato Te. Ecco perché è cambiata la mia vita. E allora, poiché Ti ho, che me ne faccio della paura del ridicolo? I miei occhi sono divenuti due buffi e nudi lampioni del mio deserto e della mia miseria. Padre nostro che sei nei Cieli! Che me ne faccio della mia buona educazione? Chiacchiererò con Te come una vecchia, o un povero operaio che viene dalla campagna, reso quasi nudo dalla coscienza dei quattro soldi che guadagna e che dà subito alla moglie - restando, lui, squattrinato, come un ragazzo, malgrado le sue tempie grigie e i calzoni larghi e grigi delle persone anziane... chiacchiererò con la mancanza di pudore della gente inferiore, che Ti è tanto cara. Sei contento? Ti confido il mio dolore; e sto qui a aspettare la tua risposta come un miserabile e buon gatto aspetta gli avanzi, sotto il tavolo: Ti guardo, Ti guardo fisso, come un bambino imbambolato e senza dignità. La buona reputazione, ah, ah! Padre nostro che sei nei Cieli, cosa me ne faccio della buona reputazione, e del destino - che sembrava tutt'uno col mio corpo e il mio tratto - di non fare per nessuna ragione al mondo parlare di me? Che me ne faccio di questa persona cosi ben difesa contro gli imprevisti?

Pensierino del giorno (151) L'uomo e il cane 12 luglio 2014

L'uomo e il cane.....un grande rapporto d'amore, unico nella sua ricchezza comunicativa e affettiva, non rintracciabile nelle relazioni fra esseri umani !

mercoledì 9 luglio 2014

Pensierino del giorno (148) 9 luglio 2014

Il calcio è sport di squadra e di sapienza tattica ma ieri sera la nazionale brasiliana ha "oltraggiato" le caratteristiche di fondo di uno sport che è l'antitesi dell'esibizione individuale!!!

martedì 8 luglio 2014

Pensierino del giorno (147) 8 luglio 2014

Non ci possono essere giustificazioni di sorta.....quando in un partito politico la minoranza viene zittita anche in nome di una fantasiosa difesa della linea politica....quello non è più un partito ma una consorteria con a capo un boss !!!

lunedì 7 luglio 2014

domenica 6 luglio 2014

Pensierino del giorno (145) 6 luglio 2014

E' ormai storicamente provato quanto sia stato complesso il rapporto tra potere e intellettuali......ma è altrettanto storicamente provato che il potere degli analfabeti politici sia fisiologicamente sempre in guerra con il mondo degli intellettuali! Per una ragione fin troppo evidente....l'intellettuale fa troppi inviti a ragionare sulle cose !!!

sabato 5 luglio 2014

Pensierino del giorno (144) 5 luglio 2014

Alla fine della partita Brasile-Colombia il gesto di David Luiz ci riconcilia con il calcio e con lo sport!!!

venerdì 4 luglio 2014

Quanti eccellenzi...ccè paisi furtunatu!!!

Na chiazza ti luci sfavillanti/ la Matonna e li fedeli osannanti/ tanti li premi ti li governanti/ a tutti l'amici e puru alli badanti!/ Ma a quarchetunu ca era forestieru/ an capu l'è vinutu nu pinzieru.../ mamma mia ccè paisi furtunatu!/ quanti eccellenzi alla luci è datu !/ Ma....stu paisi eti terremotatu?/ O quarchetunu l'è bombardatu?/ Tuttu sta cati..strati e palazzi/ ma si festeggia tra canti e lazzi!/ Intantu 'ncerunu premi pi tutti/ e vinu speciali 'ntra li utti!/ E la Matonna? Na bella vendetta!/ Salve Regina!!!..E lu tenori... na stecca!!!/ (Dialetto di Torre S.Susanna)

giovedì 3 luglio 2014

Pensierino del giorno (140) 1 luglio 2014

Ma può un acuto....sgangherato e improvvido essere metafora di governanti....sgangherati e improvvidi? Ebbene....sì!!!

Quanno nun c'era la democrazzia!

Un Somaro diceva: - Anticamente, quanno nun c'era la democrazzia, la classe nostra nun valeva gnente. Mì nonno, infatti, per avè raggione se coprì cò la pelle d'un Leone e fu trattato rispettosamente. - Sò cambiati li tempi, amico caro: - fece el Leone - ormai la pelle mia nun serve più nemmeno da riparo. Oggi, purtroppo, ho perso l'infruenza, e ogni tanto sò io che pè prudenza me copro cò la pelle de somaro! Trilussa

I fischi Pensierino del giorno (142) 3 luglio 2014

L'Imperatore disse ar Ciambellano: — Quanno monto in berlina e vado a spasso sento come un fischietto, piano piano, che m'accompagna sempre indove passo. Io nun so s'è la rota o s'è un cristiano... Ma in ogni modo daje un po' de grasso. Trilussa La poesia è dedicata a tutti gli imperatori che amano sfilare nei giorni di festa!

Se è vero che la guerra......

Se è vero che la guerra purifica la terra, come diventerà bona l'umanità! Non più l'odio de razza, non più l'odio de classe che avvelenò le masse, che insanguinò la piazza: ma er povero e er signore saranno pappa e cacio: sopra ogni bocca un bacio, sotto ogni bacio un core. Lavoreremo senza nessuna difidenza. Nun sarà più permesso ch'er Popolo Sovrano se scortichi, le mano pe' fa' la scala a un fesso. Se quarche chiacchierone volesse fa' er tribbuno nun ce sarà più uno che je darà raggione. Faremo un ripulisti de tutti l'arrivisti. L'Onore e la Morale ritorneranno a galla e giocheranno a palla cór Codice Penale. Chi sfrutta li cristiani nun farà più quattrini. Addio, vecchi strozzini! Addio, vecchi ruffiani! Addio per sempre, addio, padron de casa mio! Quarche signora prima faceva un po' la matta, ma doppo, a pace fatta, se rifarà la stima: nun guarderà più un cane, meno er marito suo... (Eh, Nina! quello tuo chissà come rimane! Era così contento der vecchio adattamento!) Saremo tutti boni, saremo tutti onesti come li manifesti ner tempo d'elezzioni. Qualunque vizzio c'era sarà purificato... Che Popolo educato! Che Borghesia sincera! Che Società pulita ciavrà la nova vita! Ma se la guerra, in fonno, doppo 'sti fatti brutti, nun ce rinnova a tutti, nun ripulisce er monno, li pronipoti nostri ner ripassà la Storia direbbero: — Accicoria! Ammazzeli che mostri! Scannaveno la gente pe' nun concrude gnente! Trilussa

La stella cadente Ossia il tempo, i sogni e i desideri Pensierone del giorno ( 149 ) 10 luglio 2014

Quanno me godo da la loggia mia quele sere d'agosto tanto belle ch'er celo troppo carico de stelle se pija er lusso de buttalle via, a ognuna che ne casca penso spesso a le speranze che se porta appresso. Perché la gente immaggina sur serio che chi se sbriga a chiede quarche cosa finché la striscia resta luminosa, la stella je soddisfa er desiderio; ma, se se smorza prima, bonanotte: la speranzella se ne va a fa' fotte. Jersera, ar Pincio, in via d'esperimento, guardai la stella e chiesi: — Bramerei de ritrovamme a tuppertù co' lei come trent'anni fa: per un momento. Come starà Lullù? dov'è finita la donna ch'ho più amato ne la vita? — Allora chiusi l'occhi e ripensai a le gioje, a le pene, a li rimorsi, ar primo giorno quanno ce discorsi, a quela sera che ce liticai... E rivedevo tutto a mano a mano, in un nebbione piucchemmai lontano. Ma ner ricordo debbole e confuso ecco che m'è riapparsa la biondina quanno venne da me quela matina, giovene, bella, dritta come un fuso, che me diceva sottovoce: — È tanto che sospiravo de tornatte accanto! — Er fatto me pareva così vero che feci fra de me: — Questa è la prova che la gioja passata se ritrova solo nel labirinto der pensiero. Qualunquesia speranza è un brutto tiro de l'illusione che ce pija in giro. — Però ce fu la mano der Destino: perché, doppo nemmanco un quarto d'ora, giro la testa e vedo una signora ch'annava a spasso con un cagnolino. Una de quele bionde ossiggenate che perloppiù ricicceno d' estate. — Chissà — pensai — che pure 'sta grassona co' quer po' po' de robba che je balla nun sia stata carina? — E ner guardalla trovai ch'assommava a 'na persona... Speciarmente er nasino pe' l'insù me ricordava quello de Lullù... Era lei? Nu' lo so. Da certe mosse, da la maniera de guarda la gente, avrei detto: — È Lullù, sicuramente... — Ma ner dubbio che fosse o che nun fosse richiusi l'occhi e ritornai da quella ch'avevo combinato co' la stella. Trilussa

La gloria artificiale!

Li razzi, a mille a mille, fischieno in celo e scoppieno. Ogni sparo sparpaja una fontana de scintille. Stelle d'argento, serpentelli d'oro, s'incroceno fra loro con un gioco de colori de foco. Ma, finita la festa, ritorna tutto scuro e tutto zitto: e nun resta che un fumo fitto fitto che s'abbassa, se sparge e se ne va. Quer che rimane, in genere, a chi passa un quarto d'ora de celebbrità. Trilussa

mercoledì 2 luglio 2014

Pensierino del giorno (141) 2 luglio 2014

La festa come grande occasione per premiare tutti.....quasi tutti ! La domanda...birichina....tutto in modo disinteressato o ideato con sguardo lungimirante? Sarebbe stato bello anche ...un premio ai promotori del dissenso ! Bello...sarebbe stato bello!!!