martedì 17 giugno 2014

Il Renzismo? Fenomeno piuttosto inquietante! (Nino Carella)

Di Renzi segretario e ora premier potevamo già tracciare alcuni tratti salienti: arrivismo sfrenato, comunicazione più che sostanza, utilizzo sia dell’apparato (altro che rottamazione) che del dialogo diretto con gli elettori, saltando i livelli intermedi, per massimizzare il consenso. Cose che fanno indubbiamente irritare l’elettore e militante più tradizionale di un partito di centro sinistra, ma ancora ancora accettabili, se il fine è vincere le elezioni e vincere le elezioni è il mezzo per cambiare le cose in Italia facendola uscire dal pantano nella quale vent’anni di Berlusconismo l’hanno relegata. Il caso Mineo ha fatto invece emergere in tutto il suo inquietante spessore l’altra faccia del Renzismo: unanimismo, decisionismo, soffocamento in culla delle obiezioni anche se motivate, insofferenza e disprezzo per il confronto democratico. Insomma: Renzi sarà forse pure di sinistra, ma certamente si comporta e agisce come uno di destra. Non escludo che la cosa sia voluta, se l’obiettivo è piacere a tutti gli italiani, da una parte e dall’altra. Ma davvero mi sorprende che i militanti, gli elettori del PD, applaudano così sfrontatamente di fronte a fatti che fino a qualche mese fa li faceva sobbalzare dalla sedia. Possibile che a Renzi sia concesso di tutto? Che la fiducia nell’uomo solo al comando sia così incondizionata? Cos’ha fatto finora di così eclatante da meritarsela? Ci risponde lui stesso: ha preso il 41%. Basta questo? Mah. Forse gli elettori non sono più gli stessi; forse la massa di Berlusconiani orfani del loro Dio stanno seriamente valutando la conversione al Renzismo, ingrossando indubbiamente le fila del PD ma rendendolo strumento in mano a disegni e progetti che fino a ieri avversavamo compatti perché erano sulla bocca e nelle mani di altri, dalla faccia meno acqua e sapone dell’ex sindaco di Firenze. E non posso fare a meno di pensare che cinquant’anni di Prima Repubblica, proporzionale, sottomessa al compromesso continuo, abbiano di fatto portato le migliori Riforme e innovazioni che questo Paese abbia mai conosciuto: a partire dalla Costituzione, la messa in moto delle Regioni, fino alla regolamentazione di aborto e divorzio. E ancora Statuto dei lavoratori, le basi dell’Unione Europea… Abbiamo pensato che non fosse abbastanza, che si poteva e doveva fare meglio, e avevamo ragione. Abbiamo pensato che la soluzione fosse spezzare la necessità della contrattazione, che il compromesso fosse sinonimo di inciucio, che le battaglie per la conquista dei diritti fossero cose da figli dei fiori. Che fossimo grandi abbastanza per poter avere facilmente e senza far troppo rumore quello che ci spettava. E abbiamo avuto torto. Dal 1994 a 2014 il nostro Paese ha perso terreno su ogni campo: diritti civili negati o non aggiornati, infrastrutture obsolete e fatiscenti, economia stagnante e in preda a speculazioni continue, moria di imprese ed emorragia verso l’estero dell’imprenditorialità manifatturiera, vero asse portante del Paese, a causa della indiscriminata mortificazione del tessuto imprenditoriale con la continua vessazione legislativa e fiscale. Eppure abbiamo avuto al comando negli ultimi venti anni uno che le tasse doveva e voleva abbassarle. Eppure a larghi tratti il centrosinistra ha governato il Paese, vincendo libere elezioni. Siamo dunque proprio sicuri che la colpa della nostra condizione sia tutta di Berlusconi? Certamente Silvio ha la sua bella parte di colpe, avendo di fatto governato più della metà dell’ultimo ventennio, e pesantemente condizionato la parte rimanente con complotti e complicità sottobanco ai quali il centrosinistra non ha mai saputo o voluto mettere un freno deciso. Ma credo che dovremmo cominciare a interrogarci sul fatto che sia proprio il modello ad essere sbagliato. Il maggioritario richiede un’alta maturazione democratica. Richiede il rispetto delle regole, ovviamente, ma comprese quelle non scritte, che prevedono ad esempio il rispetto delle minoranze, dell’opinione contraria, del legittimo tentativo di chi non la pensa come te e crede che la tua azione possa portare un danno alla comunità, di fermarti o provare a condizionarti. Altrimenti il maggioritario fa presto a trasformarsi in “maggiAUToritario”. Mi sembra incredibile che stiamo davvero rispondendo al fallimento del sistema che concentra i poteri nelle mani di poche persone, di gruppi di potere e di pressioni che sono di fatto minoranze qualificate nel Paese, con ancora più maggioritario, ancora più concentrazione di potere, sempre meno attenzione e senso critico. Capisco ovviamente che gli elettori siano talmente esasperati che hanno bisogno che qualcuno faccia qualcosa; qualunque cosa, purché si doni loro una speranza: qualcosa a cui appigliarsi per poter anche solo immaginare di uscire finalmente dal tunnel. Ma stiamo attenti, perché se la strada si rivelerà sbagliata, tornare indietro e riprendere il cammino ci costerà molta più fatica. Qualche decennio fa, abbiamo vissuto condizioni di partenza e poi sviluppi paurosamente analoghi. E’ tutto scritto nei libri di storia. Peccato, che nessuno li legga più.

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