sabato 29 novembre 2014

Non scegliere è......arrendersi ! (S.G.S.)

Ciò che è accaduto domenica 23 novembre 2014 in Emilia Romagna e in Calabria riguardo allo svolgimento delle Elezioni per il rinnovo dei due Consigli Regionali, è lo specchio evidente di ciò che sta succedendo in Italia in questo momento. I cittadini hanno rinunciato a scegliere, hanno dimenticato di avere il diritto sacrosanto di contare ancora qualcosa, di autodeterminare non solo il loro destino, ma anche quello di chi verrà dopo di loro. Ma hanno dimenticato anche il loro dovere di cittadini consapevoli e questo è il danno più grande che si possa fare alla democrazia. Troppo facile assolversi per qualcuno che sta in cima alla montagna e guarda in basso, così come è troppo facile ridurre a mero effetto secondario sul quale fare spallucce, l’insuccesso dimostrato dai dati di affluenza alle urne. Troppo facile dare sempre la colpa alla politica, qualunque essa sia. Il problema siamo noi. Siamo noi a scegliere interlocutori sbagliati, siamo noi a scegliere senza lungimiranza, accontentandoci di una bella faccia, di un bel discorso piazzato lì durante un comizio elettorale, di un ‘santino’ passato di mano in mano senza chiedere troppe spiegazioni. E ora? L’unica cosa che siamo stati capaci di fare è stata quella di trasformare quella fedeltà sciocca in un abbandono sfinito e stanco che odora solo di resa. L’Articolo 48 della Costituzione Italiana recita questo: “Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico. La legge stabilisce requisiti e modalità per l’esercizio del diritto di voto dei cittadini residenti all’estero e ne assicura l’effettività. A tale fine è istituita una circoscrizione Estero per l’elezione delle Camere, alla quale sono assegnati seggi nel numero stabilito da norma costituzionale e secondo criteri determinati dalla legge. Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge.” (Nota all’art. 48, terzo comma). Comma inserito con l’art. 1 della legge costituzionale 17 gennaio 2000, n. 1 (G.U. 20 gennaio 2000, n. 15). Non c’è bisogno di commentarlo o spiegarlo è semplice e comprensibile. Immobile. Non starò qui a raccontare quanto sangue è stato versato per ottenere il diritto di voto. Se siamo cittadini consapevoli, queste cose le sappiamo già. Forse le abbiamo dimenticate, come sempre facciamo con i diritti acquisiti grazie al sudore degli altri. Noi ci siamo semplicemente arresi. Non era possibile fare una scelta? Nella vita c’è sempre una scelta possibile, può piacerci fino in fondo oppure no, sta in noi valutarne gli effetti e nel caso, correggerla. La ‘non scelta’, implica sempre un ripiegamento, la ricerca di ‘non responsabilità’, ci fa diventare estranei nei confronti degli altri e di noi stessi perché ci fa perdere di vista le nostre priorità, le nostre esigenze civili di uomini e donne. Ci porta ad essere inutili, irrilevanti. E’ difficile da condividere con qualcuno una ‘non scelta’, ed è altrettanto difficile che la scelta di qualcun altro ci soddisfi, salvo lamentarci di tutto ciò che non va. Immagino la serie infinita di commenti ed interpretazioni, analisi politiche sull’oscillazione a destra o sinistra delle percentuali di voto. A me non interessano in questo momento. Mi interessa capire perché siamo arrivati qui. Vorrei sapere con quale coraggio avremo la forza di dire un’altra volta ‘no’ o di resistere quando sarà ancora impossibile vedere la fine di quel tunnel che sta divorando le nostre vite un pezzo per volta. Non è sufficiente dire ‘Tanto son tutti uguali’. Aspettiamo un Messia che non arriverà a salvarci e, nell’attesa, inganniamo il tempo e noi stessi, raccontandoci un mucchio di bugie perché per ora, c’è ancora una casa dove tornare la sera e un piatto sulla nostra tavola. Ma non per tutti è così e dovremmo aprire meglio gli occhi e guardare come la società sta cambiando intorno a noi. Domani, se qualcuno griderà la parola ‘rivoluzione’, ci accorgeremo che le armi, quelle buone, le avevamo in tasca da tanto tempo. Le parole della Costituzione sono potenti, ma non uccidono, ci insegnano solamente a non sbagliare più.

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