mercoledì 24 settembre 2014

L'etica delle virtù

Un'economia che invece partisse dal primato di Adamo su Caino e Lamek prenderebbe come sua fondazione l'etica delle virtù, che ha la sua vera radice nel primato del bene sul male, e non si lascerebbe colonizzare dalla sottospecie di utilitarismo che la comanda. E poi guarderebbe i lavoratori come persone capaci prima di bene e di bello, e disegnerebbe organizzazioni dove possano crescere doni e bellezza e non solo il cinismo e l'opportunismo prodotti da visioni e teorie che non fanno altro che moltiplicare i figli di Caino. E utilizzeremmo più premi (gli strumenti motivazionali dell'Adam) e meno incentivi (che nascono dall'antropologia cainita). L'uomo reale è un intreccio di Caino e di Adamo, ma l'umanesimo biblico ci dice che prima è Adamo. Se la prima e l'ultima parola su di noi fosse quella di Caino, nessun perdono e nessun ricominciare sarebbero veri. Chi prende sul serio quella prima parola sull'umano, o la riceve in dono, gira per le strade con altri occhi dell'anima. Vede che il mondo è pieno di cose belle e buone. Le scopre quando guarda stupito tramonti, stelle, e montagne innevate, ma scopre cose molto buone e molte belle quando guarda i colleghi, i vicini di casa, il vecchio che muore, il malato terminale, i tanti deformati dalla troppa miseria o dalla troppa ricchezza, la nonna tornata bambina che gioca di nuovo con le bambole, Dimitri ubriaco e maleodorante sulla metro, Lucia che non si è più risvegliata dal coma, Caino che continua a colpirci. Nessuna foresta amazzonica, nessuna cima alpina possono raggiungere la bellezza-bontà di Maria, clochard della stazione Termini. Bastano pochi di questi "sguardi" per farci risorgere ogni mattina, per farci rialzare da ogni crisi. (A.B.)

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