venerdì 7 marzo 2014

UNA LEZIONE DI MISERICORDIA AI SACERDOTI

Le accuse sono cadute, anzi il sacerdote che aveva fatto i nomi è stato arrestato per calunnia, ma se ne continua a parlare. E il Papa comincia il suo incontro con il clero romano facendo riferimento proprio al caso di qualche mese fa, di un gruppo di sacerdoti accusati di aver messo in piedi un giro di prostituzione. "Qui gli accusati non sono quei sette, otto, ma tutto il presbiterio", dice Papa Francesco, "ho visto il dolore di queste ferite ingiuste: una pazzia. Voglio dire  pubblicamente che io sono vicino al presbiterio".
Un lungo incontro, quello nell'aula Paolo VI, che ha avuto al centro il tema della misericordia. Un dialogo nel quale il Papa ha interrogato i suoi presbiteri, con parole che arrivano dritte al cuore: "Tu piangi? O abbiamo perso le lacrime? Ma, quanti di noi piangiamo davanti alla sofferenza di un bambino, davanti alla distruzione di una famiglia, davanti a tanta gente che non trova il cammino... Il pianto del prete... Tu piangi? O in questo presbiterio abbiamo perso le lacrime? Piangi per il tuo popolo? Dimmi, tu fai la preghiera di intercessione davanti al Tabernacolo? Tu lotti con il Signore per il tuo popolo, come Abramo ha lottato? Noi abbiamo i pantaloni per lottare con Dio per il nostro popolo? Un’altra domanda che faccio: la sera, come concludi la tua giornata? Con il Signore o con la televisione? Com’è il tuo rapporto con quelli che aiutano ad essere più misericordiosi? Cioè, com’è il tuo rapporto con i bambini, con gli anziani, con i malati? Sai accarezzarli, o ti vergogni di accarezzare un anziano?”.
Il consueto incontro con il clero romano all'inizio della Quaresima, si trasforma in una grande lezione sulla misericordia. "Riflettere sulla misericordia come preti ci fa bene", dice Francesco. Nell'aula Paolo VI  Bergoglio commenta il Vangelo di Matteo e spiega che i sacerdoti devono avere lo stesso sguardo di Gesù per le folle, "quell’atteggiamento interiore di 'compassione', perché vede le persone 'stanche e sfinite, come pecore senza pastore'. Un po’ come tante persone che voi incontrate oggi per le strade dei vostri quartieri...". Ma non solo Roma, non solo l'Italia, lo sguardo si allarga al mondo e alle quelle "folle sfinite che sono le popolazioni di tanti Paesi che stanno soffrendo situazioni ancora più difficili...".
Di fronte a questo, dice il Papa, non si può essere preti "asettici", da "laboratorio", "preti da salotto", aveva detto in un'altra occasione. Compito del sacerdote è, invece, essere "uomo di misericordia e di compassione, vicino alla sua gente e servitore di tutti. Chiunque si trovi ferito nella propria vita, in qualsiasi modo, può trovare in lui attenzione e ascolto... In particolare il prete dimostra viscere di misericordia nell’amministrare il sacramento della Riconciliazione; lo dimostra in tutto il suo atteggiamento, nel modo di accogliere, di ascoltare, di consigliare, di assolvere..."
Torna all'immagine della Chiesa ospedale di campo per dire che "c’è bisogno di curare le ferite. C’è tanta gente ferita, dai problemi materiali, dagli scandali, anche nella Chiesa... Gente ferita dalle illusioni del mondo… Noi preti dobbiamo essere lì, vicino a questa gente. Misericordia significa prima di tutto curare le ferite. Quando uno è ferito, ha bisogno subito di questo, non delle analisi; poi si faranno le cure specialistiche, ma prima si devono curare le ferite aperte".
E la prima cura è quella della rinconciliazione. "E' normale", dice papa Francesco, "che tra i confessori ci siano differenze di stile, ma queste differenze non possono riguardare la sostanza, cioè la sana dottrina morale e la misericordia. Né il lassista né il rigorista rende testimonianza a Gesù Cristo, perché né l’uno né l’altro si fa carico della persona che incontra. Il rigorista infatti la inchioda alla legge intesa in modo freddo e rigido; il lassista invece solo apparentemente è misericordioso, ma in realtà non prende sul serio il problema di quella coscienza, minimizzando il peccato. La vera misericordia si fa carico della persona, la ascolta attentamente, si accosta con rispetto e con verità alla sua situazione, e la accompagna nel cammino della riconciliazione".
PAPA FRANCESCO

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