La
moltiplicazione dei partiti in aree diverse conduce al partito politico
come istituto universale. Ma i partiti si muovono in realtà in una
contraddizione : anzichè nascere per proporre una ricostruzione organica
della società e una subordinazione dello Stato alla società, nascono
invece proprio per contrastare questa tendenza, costituendosi non come
una sintesi politico-sociale che propugna un nuovo modello di
convivenza, ma come associazione di mera opinione, il cui inserimento
sociale è diretto a combattere proprio le istanze specifiche da cui il
partito nasce nell'epoca moderna. E così, nei casi dei partiti della
destra autoritaria, il partito,addirittura, si presenta in polemica con
la politica fondata sui partiti, in polemica con il suffragio
universale, persino con l'elettività del Parlamento! Di conseguenza, tra
schieramento politico e schieramento sociale, si determina un notevole
"giuoco" in cui ogni partito può inserirsi, soprattutto quando la
Costituzione avrà assorbito e istituzionalizzato il suffragio universale
e le libertà politiche.La sfasatura tra consenso e interesse si
manifesta nell'articolazione essenziale dei partiti, che vanno dal
"partito di classe" ai partiti "liberaldemocratici" (di opinione), ai
partiti autoritari (antidemocratici) : in tutti questi partiti la
distinzione si rileva a seconda di una connessione programmatica
esplicita tra economia e politica oppure quando la politica si
sovrappone o si antepone alla democrazia sociale oppure ancora è la
politica ad essere sostanzialmente respinta e negata in nome della
democrazia sociale.Vi sono, poi, i partiti confessionali che si
affermano nei Paesi in cui è forte l'incidenza del Cattolicesimo e
dell'Islamismo, risultano invece marginali dove si affermano il laicismo
o il Cristianesimo protestante ossia dove è stata annullata ogni
incidenza diretta della religione nella struttura dello Stato laico.
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