Potrebbe sembrare una contraddizione parlare di felicità in
Schopenhauer. Ma la ricerca della felicità rappresenta il naturale
sviluppo del suo pensiero proprio perchè l'unica possibilità che l'uomo
ha per vivere felicemente è essere consapevole della sofferenza e del
dolore per cercare di evitarli. Vediamo allora in cosa consiste la
felicità per Schopenhauer.
Il primo elemento è la salute, intesa
non soltanto come benessere fisico ma anche come salute mentale, ovvero
un temperamento calmo, un' 'intelligenza penetrante, una volontà
moderata e flessibile, una coscienza tranquilla'. Tutte queste capacità
hanno un valore incommensurabile rispetto alle ricchezze materiali
perchè mentre quest'ultime sono sempre soggette ai capricci del destino,
la nostra personalità, ovvero ciò che noi siamo, non può esserci
sottratta. Il che non implica l'indifferenza verso il guadagno di ciò
che ci spetta, bensì che non dovremmo desiderare la sovrabbondanza di
ricchezze (che anzi portano con sè preoccupazioni per la loro
conservazione). Per questo per Schopenhauer la 'più grave stoltezza è
sacrificare la propria vita per il guadagno, per la carriera, per la
fama o per i piaceri effimeri'.
Una vita felice corrisponde
allora ad una vita serena, ovvero nel cercare di sfuggire alle
sofferenze, ai turbamenti e ai dolori. 'I piaceri sono e restano - dice
Schopenhauer - qualcosa di negativo [...]. I dolori invece devono essere
percepiti positivamente: la loro assenza è il criterio per valutare una
vita felice'. Per superare i due grandi nemici della felicità, ovvero
il dolore e la noia, Schopenhauer suggerisce di limitare le nostre
aspirazioni: in questo modo da un lato ci esponiamo di meno alle
preoccupazioni, ai desideri e alle paure, e dall'altro impariamo a
valorizzare ciò che è più importante per la nostra serenità: ovvero 'lo
sviluppo di un carattere nobile, di una mente capace, di un temperamento
gioviale, di un animo sereno, di un corpo perfettamente sano'.
Possedere
tutte queste caratteristiche vuol dire per Schopenhauer bastare a sè
stessi. Ciò consente inoltre di vivere sottraendosi alle illusioni, alle
sofferenze e alle menzogne quotidiane della vita sociale. Per il
filosofo la socievolezza è un 'espediente di cui gli uomini si servono
per dare sollievo al proprio vuoto spirituale'. Tuttavia è molto
difficile trovare in sè stessi la felicità a causa dell'influenza sulla
nostra volontà della sensibilità e dell'irrequitezza che ci portano a
cercare nelle relazioni con gli altri quegli stimoli e quelle
distrazioni per rendere più sopportabile la nostra vita.
Infine,
le ultime due capacità che contraddistinguono l'uomo felice e sereno
secondo Schopenhauer sono la calma ed il coraggio. La prima consiste nel
rapportarsi alle nostre gioie e dolori senza farsene travolgere. Si
tratta dell'atteggiamento degli stoici per cui l'uomo 'non deve essere
mai dimentico della condizione umana, ma deve essere sempre memore che
l'esistenza umana è una ben triste e miseranda sorte'. E proprio per
questo motivo accanto alla prudenza Schopenhauer pone il coraggio di
vivere, perchè 'in questo mondo bisogna avere un carattere di ferro,
corazzato contro il destino e armato contro gli uomini. L'intera vita è
una battaglia e il nostro motto deve essere: "Non cedere ai mali, ma
affrontali con audacia" (Virgilio, Eneide)'.
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