Tutti quelli che vivono la vita parrocchiale
non rinunciando al proprio senso critico e alla propria autonomia di giudizio
attendono, da troppo tempo ormai, una
vera rivoluzione laica e culturale nella vita delle parrocchie dove, molto
spesso,la religione viene trasformata in una "prigione", fatta
essenzialmente di liturgismo, di incontri formali e di veglie di preghiera,
vissute con una carica eccessiva di autoreferenzialità,senza rendersi conto che, fuori
dalla Chiesa, c'è un mondo che guarda e
aspetta, anche con impazienza, il confronto e il dialogo! Ma in parrocchia spesso il dialogo è messo al bando nei vari gruppi in cui un semplice invito alla
riflessione e all'uso del senso critico talvolta è contrastato sul nascere con
un semplice sguardo di insofferenza! E' l'atmosfera impregnata di eccessivo
clericalismo che non consente l'avvio di un processo veramente democratico e
laico che porterebbe la parrocchia ad aprirsi alle domande e ai bisogni di chi
è fuori dalle quattro mura della Chiesa. E la laicità è assente anche in tanti
giovani chiamati a compiti di responsabilità nella parrocchia, che dovrebbero
accompagnare e stimolare al cambiamento, conclamato nei documenti della Chiesa
e fatto soltanto di buoni propositi espressi nei tanti incontri di formazione
anche a livello diocesano. Anche nel linguaggio si fa ormai largo uso di
slogan e di frasi preconfezionate,non avendo nulla da dire a chi chiede una
maggiore sensibilità culturale ,preferendo rifugiarci in uno stanco
spiritualismo e in una sorta di narcisismo per il nostro ruolo di cattolici e
per i cosiddetti incarichi di responsabilità, che gestiamo da perfetti burocrati
e supervisori! Non ci si pone più nemmeno il problema di un si o di un no, si
vive la vita parrocchiale in un silenzio assordante che diventa solo silenzio
assenso! Eppure il Card. Martini ci ha sempre ricordato che l'obbedienza nella
realtà ecclesiale non è sempre una virtù! Persino della fede ne abbiamo fatto
un luogo comune, quando si continua a ripetere stancamente che noi cattolici
siamo accomunati dalla fede, non rendendoci conto che oggi la fede non è più un
semplice fatto interiore ma è direttamente proporzionale alla nostra capacità di andare incontro agli altri,
senza supponenza e senza segnali di autosufficienza, coniugata sempre con la sensibilità
culturale(che si coltiva soltanto nell'incontro con le altre culture nel
rispetto delle idee degli altri, atei compresi). In definitiva, c'è solo una
cosa da fare per salvare le realtà parrocchiali: cambiare decisamente la
direzione di marcia , dando forza alla laicità e alla democrazia in tutti i
momenti della vita ecclesiale, prima che sia troppo tardi!
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